114 » Uno de’primi)rii impiegati delle nostre provincie, appena ritornato a Brescia, è stalo posto in istato di quiescenza, ed appena mandatogli il decreto di comunicazione, si presentò a lui un capitano con 50 uomini, in attitudine saccheggevule. Egli deve la salvezza della sua casa al parlar tedesco della sua serva, ed ai molti grandi ritratti delle LL. MSI., delle LL. AA. viceré e viceregina, di varii arciduchi, ministri, consiglieri aulici, e di Radetzky. Però il capitano volle avere un buon reliciamento pei suoi 50 uomini ed un dejenné per lui, durante il quale egli volle che i padroni bevessero alla salute dell’imperatore e dell’imperatrice, c di Radetzky. Cosi una scena, principiata tragicamente, lini in modo tutto comico. » Il già presidente del tribunale Caporali fu 1’ altro ieri messo in istato di quiescenza per aver servito il governo provvisorio. » Si dice che dopo domani saranno fucilati cinque di Serogno, imputati di correità circa al noto appiccato incendio. » Si stanno poi disponendo altre fucilazioni d’individui colli con armi indosso. Fra questi vi ha un liglio di un ricettore, che portava in tasca uno siile. » Qui in Milano continua l’imballamento delle mobilie ed altri oggetti, che si mandano alla campagna. » Questa mattina abbiamo uno straordinario movimento di truppe in Milano, e dei loro carriaggi. Uno degli impiegati ad una delle porte mi disse che, nella scorsa notte, sono partite più di cento vetture, cariche nella massima parte di donne, dirette a Como. » Mi fu anche narrato da persona posta in alto che il maresciallo è da due giorni arrabbiatissimo, e che ieri non aveva più testa, avendo ricevuto sette corrieri con dispacci l’uno contrario all’altro. » Gli Ungheresi, che sono qui, sono lutti disperati e sconcertati per la notizia giunta che il generale Jellacic, bano di Croazia, ha occupato Buda e Pest. L’Ungheria non volle richiamare le sue truppe dall’Italia, e cosi ha danneggiato sè stessa e noi. « Nella pubblica adunanza del Circolo nazionale di Genova del 7 corrente, una lettera del chiarissimo Tommaseo era presentata dal sig. Ferdinando Rosellini, clic con acconce e calde parole veniva esponendo l’istanza, che fa Venezia alle ciltà sorelle, per ottenerne opportuni sussidii a perdurare nella sua resistenza eroica, che le vale il plauso di tutta Italia, di cui è destinata forse a salvare l’indipendenza. Questo invito porse occasione al veneto abate De Marchi, di cui è tanto chiara la lama, di esortare i Genovesi all’ opera santa, acciò sia fraternamente soccorsa una ciltà, che si rende si valido sostegno della causa connine; e le esortazioni dell’ egregio oratore erano pronunziate con accento di commozione sì profonda, che si comunicò a tutti gli astanti; massime dopo che Lorenzo Pareto sorse ad avvalorare colla sua ardente facondia la proposta d’ una Commissione, da nominarsi all’ uopo di raccogliere le obblazioni. A questo patrio e nobile intento avea pure rivolto le sue cure nel giorno innanzi il Circolo italiano, e lo avea già in parte generosamente posto in atto.