407 invocato. E li risanati molte volte provvedeste di panni, di danaro, le armi cadute o smarrite negli impeti delle pugne fiere ricigneste magnanime a’loro fianchi, e molte impoverite distrussero, il so, gli estremi avvanzi persino di faticosi risparmi per ricondurli se invalidi, non almeno del lutto infelici a’lari desiali, all’amplesso di altri fratelli. E il dica pure quel Ministero che cadeva pochi giorni dopo ch’io salutava di mi vale all’annoso per sempre l’ospitaliera casa la quale ancor amo più di me stesso, ripeta egli come gli imploraste più fiale di sopperire, col ricovero de’più gravi malati ne’vostri palagi, alla miseria indicibile, direi più presto alla macerie di quella. In line si accordò l’inchiesta e ci rispondeste pienamente come a grazia solenne. Nè qui si arrestava la grande effemeride, perchè ogni giorno era sorvegliata da prescelto drappello la dispensa de’farmacia del villo, cui più prezioso o gradito e sempre innocente venia apportato dalle vostre famiglie a rallegrare il desco fortunato dei guariti, o la diela severa de’ decombenti. Abbiatene eterna, o generose, la mia gratitudine e con essa l’alletto, l’ammirazione d’Italia tutta. E Voi lo credete di certo s’io ridico ancor collo scritto che la vostra decisione di allontanamento pochi dì appresso del mio da quello spedale, mi fu novella, dogliosa e sorgente di più grave cori-uccio. Poiché non isconoscete come io \i ero socio quotidiano nelle \isite, guida nelle distribuzioni de’doni, consigliere ue’vostri progetti, cooperatore nelle preparazioni, dispensiere della elemosina vostra; lo permetteste ogni giorno, e giubilai ognora di assistere ad una lezione divina all’origliere dei miseri, lezione cui sarebbe stalo necessario rivocare astante il mal genio di molli ch’io, siccome negativi ad ogni alto concetto, avversi ad ogni ben fare, inviliti da ogni vizio, alti soltanto a stoccheggiare Iddio e la stessa virtù, non credo nè chiamerò col nome significantissimo di fratelli giammai. Alzino le visiere i codardi, o chi più vile fu macchina motrice di cotanto sacrilegio, e meco scenda a tenzone, che lo scudo della nitida riconoscenza ed il brando sulla cui lama verità è scolpito profondamente, non ¡stancheranno le mie braccia. Ma sappiano in pria che lontane esse da quel recinto ove il beneficio ne’cuori di molli crebbe un monumento non perituro, adesso esse lo coadiuvano non manco; intendano, se son capaci di tanto, che molli atli di carità si profondono ancora da quelle entro le mura medesime, alti cui non giungerà a scoprirli nessuno; comprendano come oggi sono pronte a prestarmi con eguale zelo nelle povere ambulanze, e che io a mezzo