8 Sire! Fino a questi ultimi tempi, fino ai deplorabili casi di Milano l’augusto nome di V. M. fu il solo incontaminato, il solo inaccessibile alle calunnie delle fazioni, alle ingiurie del mondo e della fortuna. Primo sempre ai pericoli, primo ai sacrificii d’ogni genere, a V. M. è unicamente dovuto l’ardore ispiralo ai soldati, la parte precipua d’ogni riportato trionfo. Il nome di Carlo Alberto era orgoglio per noi tutti, speranza suprema della causa italiana, salutato dai parlamenti italiani, venerato e caro a tutta Europa. Ma l’opinione universale, il senno dei savii ed intelligenti deplorava sommessamente sulla fatalità che aveva collocato intorno al trono uomini noli per avversi principii, cortigiani non soldati, incapaci del maneggio degli affari di guerra^ tali, in una parola, che troppo prevedibili riescivano quelle prove di sfolgorata inettitudine che le ultime fazioni infelicemente autenticarono. Difatti i movimenti, le condizioni del nemico sempre ignorate, gli assalti impreveduti, i nostri quand’anche complessivamente superiori sempre inferiori negli scontri, magazzini fornitissimi e distribuzioni irregolari, rilardate, insufficienti, i soldati più affranti dalle privazioni che dal combattere, una generale oscitanza nella maggior parte dei capi. Nulla diremo dell’incapacità nel determinare le mosse strategiche. Ula queste imprevidenze, questi errori sempre eguali, sempre ripetuti svelano una incapacità che quasi giustifica l’indisciplina, la diffidenza surta nell’animo di quasi tutti i soldati. Bisogna a noi supporre tradimento concertato o preciso; ma tra il niun amore alla causa che in apparenza seguivano, l’avversione proclamata ai principii costituzionali, l’ignoranza assoluta delle scienze di guerra, gli effetti ne risultarono pari, nè l’individuale valore dei soldati bastò a porvi riparo. Ed ora senza una severissima inchiesta sulla condotta degli ufficiali superiori, senza un severo pronto ed esemplare castigo, senza un generale cambiamento de’ capi non può riacquistarsi la confidenza del soldato, riordinarsi l’esercito. L’Armistizio del 9 agosto di Milano è stato poi il suggello di tutta l’incapacità dimostrata durante la campagna, i patti più duri e vergognosi che ricordi l’istoria eccedenti una stipulazione semplicemente militare, e perciò nulli di pien diritto. Noi abbiamo protestato contro ogni loro effetto per quanto concerne la parte politica. Gli Austriaci, dopo di aver concentrate tutte le forze loro su Milano, dovendo assalire ancora le varie fortezze, occupare le provincie di Brescia, Bergamo, Como, i ducati, le legazioni, non aveano forze sufficienti per assalire il Piemonte, e poi non l’avrebbero osalo per riguardi politici. Il di 9 segnavansi i deplorabili patti di Milano, il dì 8 Francia dichiarava che unita all’Inghilterra imponeva sospensione d’armi a Radetzky. Per quanto adunque sia certo che migliori condizioni potevano conchiu-dersi, era preferibile l’invasione d’alcune provincie del Piemonte, all’abbandonare a discrezione del nemico Venezia ed i Ducati già commessisi con espansione di cuore alla fede nostra, al braccio, alla difesa del re. L’Europa va ad essere percorsa da esuli che si diranno per causa vo-*tra compromessi ed abbandonati] tristo consigliere è il dolore, le accuse vicendevoli di niuna fede, di tradimento si slanceranno a dismisura; i