78 chè ciò sia pienamente dimostrato, basta una sola parola della Francia. L’indipendenza dell’Italia sia, non l’ultima conseguenza, ma la prima condizion dei trattati; e non occorr’altro. La Francia si armi per imporre la pace all’Europa; e l’Europa, l’Austria medesima, accetterà tal legge come una legge della Provvidenza. iVla ciò che soprattutto richie-desi è parola risoluta e fronte alta; la pace nel cuore, la man sulla sciabola. Bisogna trattare a porte aperte, perchè le nazioni odano, ed i re sappiano che taluno ascolta di fuori, quel taluno che supera in genio Napoleone, in accortezza Talleyrand, in forza le rocche inespugnabili c le migliaia di cannoni ordinati in battaglia. Quanto è all’Austria, gli ultimi suoi vantaggi non mutaron punto la sostanza delle cose; elFè tuttavia una potenza forte delle nostre dissensioni, stupefatta ella stessa della sua tenace vitalità. Radetzky, ottuagenario, che fugge, aspetta, si giova de’falli e de’tradimenti altrui, e viene a capo di vincere quando aveva appena la speranza di scappare, Radetzky è l’immagine abbellita dell’impero austriaco. L’Austria ha vinto; ma se 11011 rinunzia al prezzo della sua vittoria, ne morrà di sfinimento. Ha vinto sotto gli auspicii d’un capitano, il cui nome dinota bastantemente l’origine sua polacca; ha vinto per la fedeltà caparbia de’Croati, e per l’odio e il timore, che ha saputo spargere fra’Magiari e gli Slavi. Si valse d’un pericolo a cavarsi dall’altro; ma i due pericoli durano e si fanno sempre più minacciosi. I contadini in Gallizia uccisero i lor signori; gl’italiani, ad Agram, alcuni anni sono, si batterono contro i Croati; i Croati adesso uccidono e predano in Italia, sperando così d’ottenere le buone grazie di Vienna ed essere liberati da’Magiari. Gli Ungheresi si levano la maschera della loro opposizione superba, e il più rinomato fra essi non vergogna di dire in pieno Parlamento: « Noi amiamo l’Italia, ne vogliamo l’indipendenza; ma che faremmo se i Croati, che sono in Italia, venissero a darne impaccio? Lasciamo a’nostri nemici codesta distrazione, lasciamo agli amici nostri codesta passeggiera molestia; ardiamo la casa del nostro vicino, per impedire che s’incendii la nostra. » Ecco in che sta la forza dell’Austria; nell’arte di suscitare gl’istinti più ignobili, di apparecchiare a sè stessa nuovi impicci e nuove ignominie per protrarre d’alcuni dì le angosce dei popoli. La parte, che in ciò assunse 1’ Alemagna, è veramente deplorabile. Finché si trattava di ridere per solo bel giuoco a spese della golfería austriaca; finché si trattava di volgere a proprio vantaggio il dispregio e l’odio, di che l’Austria era seguo, si facevano colà un dovere di compiangere l’Italia oppressa, di valutare i suoi diritti alla stima ed alla commiserazione del mondo : la era una specie di contemplazione obbiettiva. Amavano l’Italia, come un dottore protestante fa pruova d’erudizione e di lealtà letteraria lodando Gregorio VII, mentre pur non lascia di credere che Lutero solo fosse più grand’uomo che tutti i papi. Ma come gl’interessi materiali diedero alla questione italiana la obbiettività, che le mancava nel parere di tutti i Germani, allora cominciarono a persuadersi che l’onor nazionale fosse involto nella contesa, e che Arminio e l’imperator Ferdinando fossero una sola e medesima cosa.