--a» 212 presente chiama lioni, benché non abbiano zanne od unghioni. Dominare la moda, vogare, bravare, divertirsi, oziare era la vita del cortesan. Il Goldoni li ritrasse nella commedia L’omo de mondo, come il Gozzi ne’suoi sermoni ritrasse il damerino. Sommi uomini che di tante umane follie ridevano, ma col riso che nasconde una lagrima sulle miserie dei tempi e sulle stranezze umane. Un argomento non facile a dire onestamente per lo storico futuro di Venezia sarà quello delle cortigiane; che, prima tollerate per necessità e conservazione di buoni costumi nelle famiglie, dopo il cinquecento, quando si volle scimieggiare Grecia e Roma, vennero in troppa luce ; e come in Grecia e Roma, durarono anche con severità di costumi domestici. Dovrà lo storico ricordare la Veronica Franco poetessa, Aspasia de’ suoi tempi, ch’espiò le sregolatezze nel silenzio d’ un asilo da essa aperto alle sue sorelle, che hanno tanta apparenza di lieto vivere e tanta miseria nell’ intimo cuore. Argomento questo che la storia sa e può trattare, senza che il pudore se ne offenda, ed argomento che vale a dimostrare molte delle accuse d’immoralità date ai Veneziani venire da tale facilità che talvolta soverchiò, e le leggi volevano infrenare. La storia, lo ripetiamo, deve tener conto di tutto, perché da piccole circostanze esce talvolta quel vero, che indarno si cercherebbe altrove. Quando in un popolo regna l’ozio, il cicisbeo fa suo prò del giuoco e di spassi inutili, non si rispetta il decoro muliebre, si ostenta Terrore anche da chi forse noi commette, alla casa degli avi si antepone oscuro albergo per godere libertà di piaceri. L’ educazione prima dei bimbi si confida al servidorame mercenario e ignorante, che radica nelle menti tenerelle vizi e superstizioni. I figli, quasi tristo mobile della casa, si cacciano in una stanza a tetto ; poi, se maschi, si lasciano crescere e svolgere l’intelletto in un collegio sino al di che saranno trabalzati ignoranti del mondo ne’ suoi vortici, più presto imbriacandosi dei piaceri che godendone ; se femmine, si mettono a confine in un convento, e non ne escono se non quando devono sposare l’uomo sconosciuto che si presenta loro, piaccia o non piaccia; ovvero se il numero sia soverchiarne