390 deranno all’invilo; scenderanno i forti del Friuli a foggia di valanghe, ad esterminio dei barbari, i quali incalzati dovunque da un popolo furente nell’ira sua, guerreggiante con ogni sorta d’armi, cercheranno di rintanarsi nei prediletti loro covi delle fortezze, ma cinti da tutte le parli non potranno salvarsi per tempo, ed ingombreranno dei luridi loro cadaveri tutti i sentieri delle provincie venete lombarde. La diplomazia si fa giuoco di noi; non si oppose al bombardamento di Messina; non si oppone ora alle austriache piraterie sull’Adriatico; la diplomazia considera i popoli tante gregge di pecore, tante mandre al macello, e non bada giammai ai lamenti degli oppressi finché gli oppressori maneggiano spietatamente il cannone, e fanno infilzare sulle baionette dei salariati loro beccai gli esangui corpi delle vittime sgozzate. Strappiamo dunque agli oppressori i fucili c i cannoni, le torme prezzolate dei regii e principeschi sicarii, stritoliamo sotto il pondo delle masse armate di popoli che vogliono ad ogni costo la libertà, e la diplomazia riverente si chinerà dinnanzi ai vincitori, lacerando di subito i sacrileghi volumi delle compre e delle vendite, con cui si mercanteggiavan le vite e le sostanze dei popoli frementi nel servaggio e nell’ avvilimento, ma deboli ed inermi. I prepotenti insultano sempre alla debolezza ed alla 'miseria, accarezzando la forza brutale, onde perpetuare la prepotenza e la tirannide. La forza brutale devono distruggerla i popoli con altrettanta forza brutale, e farsi poscia zimbello dei codardi oppressori. La questione attuale d’Italia e d’Europa è di baionette e cannoni, e deve esser risolta dalle baionette e dai cannoni; senza di che non v’ha redenzione, non v’ ha libertà. Le braccia del popolo si armino dunque di baionette e cannoni, e la diplomazia scarnata e derisa sarà costrelta a scomparire dalla scena degli avvenimenti colle miserande reliquie degli eserciti austriaci annientati e calpesti. Alla guerra dunque, alla guerra ! ! ! Quanto ho fin qui detto per le sortite guerresche dalla parte di terra, valga pure per quelle, che rendonsi necessarie dalla parte di mare. LJ austriaco osa schernirci a segno, da giungere coi suoi piroscati fin sotto al tiro del cannone del lido, piratescamente inseguendo i legu* mercantili, che dirigonsi a Venezia. E noi non risponderemo per altra guisa alle beffe insolenti, che attendendo que’ pirati colla miccia accesa, senza poterla mai adoprare? Dove sono i tempi dei Pisani, dei Zeni, dei Morosini e degli Emo ? Avrebbero mai gli eroici nostri padri sofferto che masnadieri maritili»' insultassero impunemente ai navigli diretti alle nostre lagune ? Non avrebbero fors’ essi armato in corso centinaia di barche veloci per dar la caccia ai predoni, per ¡spingersi sotto alle loro carene e sfondarle e inabissarle nei gorghi del mar tempestoso? A che ce ne stiamo ancora spettatori passivi dell’austriaca piratcn*1 perchè mai il nostro vapore da guerra non balte di continuo la costa, per impedire a quello sciancato di Vulcano le caccie c le persecuzioni lungo le sponde dell’ Adriatico? Perchè non si armano di aguzzi spuntoni