321 Mi gode 1’ animo portare a conoscenza dei Corpi componenti la Divisione Pontificia, che per la Causa Nazionale combatte ancora in Venezia, queste savie disposizioni; perchè conoscano in qual conto tengasi l'eroismo dei bravi che agli agi delle loro famiglie antepongono i disagi della guerra per servire ad un principio, che quantunque combattuto, e disconosciuto, non tarderà però ad ottenere un compioto trionfo. Il generale comandante FERRARI. 13 Ottobre. (dalla Gazzetta) Hj GOVERNO PROVVISORIO Di VENEZIA. A dilucidazione dell’articolo 5.° del decreto 19 settembre p. p. N. 2217, Dichiara : Quando, a termini del detto articolo, si pagano in Moneta patriottica debiti, de’ quali fosse convenuto il pagamento in una determinata specie di moneta sonante, il ragguaglio si fa calcolando la detta moneta determinata al prezzo, a cui si cambierebbe in piazza con effettive lire correnti nel giorno della scadenza del debito, giusta il listino di borsa di quel giorno, e non secondo la tariffa. MANIN — ORAZIANI — CAVEDALIS. 13 Ottobre. (dalla Gazzetta) LA FRANCIA È IN CASO DI FAR LA GUERRA. ■■ ■■ .—«T7Ì1PT«—- Il National discute nei termini seguenti la possibilità per la Francia di fare la guerra, ed i mezzi di cui potrebbe all’uopo disporre: « Durante i diciott’anni del regno di Luigi Filippo, più volte presen-taronsi circostanze, nelle quali la Francia doveva determinare un casus bulli ed intervenire al bisogno colla forza dell’armi. Spesso la monarchia hi esortata a quest’ultimo partito; ma invariabilmente rispose che lo stato delle finanze noi permetteva. « Abbiamo sentito ripetere la stessa asserzione dopo il 24 febbraio. Se diamo ascolto a certe persone, lo stato finanziario della Francia non le permette di far la guerra. « Errore strano e deplorabile, proprio a spingere alla disperazione Un popolo generoso e fiero. Che! al tempo di Richelieu, di Luigi XI\, Rd anche di Luigi XVI, per non parlare che dell’antico reggimento, la Francia avrebbe potuto a suo piacere far la guerra e la pace, cd ora più >‘ol potrebbe? La sarebbe cosa tanto straordinaria, che l’intelletto ricusa di ammetterla a prima vista. T. IV. 21