489 stata la nostra quando deboli, nel marzo, varcammo il Ticino: generosa essere stala quell' impresa, ina imprudente. (Segni di disapprovazione.) Un deputato: E un insililo alla corona ed ni governo. Ferraris prosegue a combattere alcune idee dell’ oratore che lo precedette, e conchiude proponendo che la Camera, ritenute le dichiarazioni latte dal ministero, in forza delle quali non consentirà mai a pace fuorché a quella che assicuri l’onore della nazione e l’indipendenza dell’Italia: che non permetterà mai che gli effetti della mediazione trascorrano a termini troppo lunghi e funesti allo stato ed alla causa italiana; e che sul riliulo delle proposizioni, fatte all’Austria, afferrerà con franchezza ed energia il momento opportuno di rompere la guerra, passi all' ordine del giorno. (Questo discorso è soventi interrotto da rumori e da segni di disapprovazione.) 11 deputato Farina conviene sulla lealtà dei ministri inglesi ; ma appunto per questo, egli dice, io credo che non avranno a cuore gl’interessi italiani più degl’inglesi. La grande nemica dell* Inghilterra èia potenza russa, il colosso terrestre contro il colosso marittimo; quindi l’Inghilterra ha bisogno di promuovere in Germania una potenza da opporre alla Russia, e questa è l’Austria. Quindi io non credo che la base della mediazione inglese sia l’indipendenza politica dell’Italia. L’oratore poi esprime il dubbio che la domanda dell’intervento francese non sia stala coltivata con abbastanza di calore. La Francia repubblicana, egli dice, non può disapprovare le generose determinazioni, non può essere accusala della viltà di Luigi Filippo, non può essere meno generosa di lui. Osserva che nella guerra si sviluppa immensamente l’amore dei popoli; che solo colla guerra si può sperare il concorso delle altre parti d’Italia; che se i popoli italiani, come si dice, non possono aiutarsi, lo potranno ancor meno in progresso. Finalmente sviluppa le differenze Ira la rivoluzione viennese ili marzo e la presente, e dopo averne inferito che il popolo viennese, fatto conscio del pericolo in cui cadrebbe unendosi ancora al suo governo, sarà indubitatamente favorevole alta causa italiana, conchiude: » Noi abbiamo un’emigrazione lombardo-veneta immensa, per la quale ogni indugio è morte; noi abbiamo popolazioni pronte ad insorgere, benché quasi inermi, contro il Tedesco, e per loro l’indugio è morte ; noi abbiamo erario esausto, ed anche per questo capo l’indugio è morte; io domando che si esca da questo dubbio crudele. <* Il sig. Jlatazzi prende a dimostrare che orinai era vano discutere sull’accettazione della mediazione, di cui, essendo già accettata, bisogna aspettare le conseguenze; e una delle conseguenze si è di non poter lare la guerra, se prima non si è sciolti da quelle pastoie. È dunque prima di tutto necessario, egli dice, porre un termine alla mediazione: senza di ciò il ricominciamento della guerra è impossibile; ed è per conseguenza inutile il giudicare se sia o no giunto il momento opportuno, se per questo debba sciegliersi quest’oggi o domani. Dico inoltre, che noi non abbiamo veramente basic voli cenni per dare un simile giudizio. Per darlo con tranquilla e sincera coscienza, sarebbe necessario positivamente conoscere quale sia lo stato del nostro esercito; se egli sia in condizione tale da poter sostenere una nuova lotta contro