229 numerosi vostri ulfizialetti così disinvolti, così presto abituati a portare il loro grazioso imilorine! Cari! cari! chi nel vederli, non si sente tranquillizzare sull’avvenire d’Italia. Con quale prontezza si sono essi usati al zigaro ed alla pipa, sdegnando con giusta fierezza i confetti ed altri dolci che pochi giorni sono, formavano la loro delizia. Grazie, grazie, miei cari Eroi in erba, che siete venuti ad accrescere il numero troppo scarso dei brillanti uniformi che aveano i nostri passeggi, i nostri caffè. Che contentezza per il papà e per la mamma ! Spero che non ardiranno più di esigere da voi uno studio ormai per voi inutile. Chi sarebbe quel pedagogo che avrebbe il coraggio di volervi istruire? Potete insegnarne a lui. Una sola cosa vi manca, ma presto riparerete questo fallo, ed è di leggere i giornali e parlare di politica. Sappiate che ai nostri giorni la politica è una scienza infusa in tutti; vorreste forse scomparire? Oh no! Speranza mia, date col fatto una mentila a chi pretende che la vostra istituzione riposa sopra false basi. Allorquando un uomo sa fumare, montare la guardia e parlare di politicaj non basta forse? A. Spira l1 armistizio; voci vagamente insinuate dai giornali che vivono per ispirazione più o meno diplomatica fanno supporre che sarà prorogato ; ma non dicono se le nuove settimane saranno comprate con eguale moneta delle sei trascorse; e intanto le menti, senza poter sfuggire al peso della noia e della vergogna presente, studiano invano l’avvenire. In quali mani stanno i destini d’Italia ? Se dura la discordia, la disperazione, ch’ora ci signoreggiano, nelle mani di tutti fuorché in quelle degli Italiani.... Il nostro nemico, dopo la facil vittoria di Lombardia, prosegue a combattere nelle altre sue provincie le rivoluzioni liberali e di nazionalità; l’Ungheria quasi domata, freme pensando al sangue sparso da lei per ristabilire la potenza imperiale in Italia; il così detto ribelle Jella-cieh depone finalmente la maschera, ed onorato di titoli e ricompense con Sovrano rescritto, si annunzia campione delia Maestà e del potere centrale Viennese; la Russia guarentisce la tranquillità della Galizia, permettendo così al feld-maresciallo Castiglione ed all’esercito Austriaco stanziato in quella contrada di operare tanto in Italia quanto in altre parti dell’impero; del quasi radicale consesso di Francoforte l’Austria si lece comodissimo strumento a reprimere, a disviare le tendenze liberali, a sanzionare le proprie cupidigie col colore specioso dell’interesse Germanico — quella congrega di pedanti venne ora invitata da lei a complicare col suo passivo intervento la questione Italiana — quando i loro servigi diverranno inutili, lo strumento sarà spezzato, i pedanti saranno rimandati a casa, e già la reazione si matura: le truppe Prussiane congiurano contro la costituente; i re Germanici sudano freddo al nome solo di unità; una vasta trama fu ordita; così l’Austria si toglie di imba-