499 è rigenerarla. A questo varranno i nobili studii e le discipline gentili. Noi però intendinmo che gli studii giovino uieno a istruire la mente, che ad educare il cuore. Vana scienza è cotesta, che non pone il suo altare nel cuore. Non istarà, non ¡starà per noi che i nostri giovani non abbiano a sollevare lo sguardo al sepolcro di Michelangelo, non come ad ente di epoca diversa della natura, ma come ad uomo di potersi imitare anche nella condizione attuale dei tempi: conciossiachè, se lo ingegno scende dono di Dio sopra pochi elettissimi, a tutti poi corre obbligo ed hanno potenza per acquistare la propria dignità. Tale e siffatto è il concetto degli studii per noi, e a tale fine noi gl’iudirizzeremo per quanto le forze ci bastino. § X. Ogni altro germe di buona ed onesta libertà noi con indefessa cura coltiveremo, e quando mai ci disponessimo a contristarlo o disperderlo, noi, da ora, preghiamo Dio a inaridirci la mano. § XI. Per quello che riguarda le cose esterne, noi provocheremo amicizie, stringeremo leghe, nessuna via lascieremo intentata, onde orma straniera non contamini più il sacro suolo della patria italiana. | XII. Noi, entrando al ministero, non lasciammo alla porta arma e bagaglio. La Costituente proclamammo nei nostri scritti, la Costituente proclamiamo adesso nel nostro programma. La Costituente consiste nel voto di trentatrè milioni di uomini, rappresentanti leggitimamcnte, intorno alla forma degli ordini governativi, che meglio loro convengano; ma la Costituente ha da essere pegno di amicizia, non offesa di popoli amici, molto meno impedimento a conseguire la suprema delle necessità nostre, la Indipendenza italiana. Quindi, preparandola, noi non intendiamo togliere che venga convocata in città più inclita della nostra, comunque nobilissima essa sia; e neppure vogliamo proseguirla in guisa, che non riesca per poca autorità del nostro Stato, o turbi le relazioni fraterne con i popoli vicini. A noi basterà avere alzato questa bandiera, e richiamarvi del continuo l’attenzione dei popoli italiani. Dov’essi non rispondessero allo appello con quello animo col quale noi li chiamiamo, non sarebbe nostra colpa. E finalmente pensiamo che questo disegno, invece di nuocere, abbia a generare gloria e comodo amplissimo al principe Augusto, che primo lo accolse nel suo cuore magnanimo, confidando nella fede dei popoli : i popoli non sono ingrati. I fabbricanti di paure lo vedranno. § XIII. Ormai a chiara prova, si fa ogni giorno più manifesto avere Dio nel suo consiglio decretalo che Italia sia, e Italia sarà. Noi, compresi da reverenza, dobbiamo religiosamente attendere a secondare, con l’animo e con l’opera, i decreti di Dio, non perchè egli ne abbisogni, ma perchè Dio non ama i neghittosi e codardi. | XIV. Ci assista per tanto il paese, ci conforti, e ci aiuti nell’ardua impresa. Pensino i discreti che a noi non perviene lo Stato sano e gagliardo, sibbene debole per diuturna infermità. Tenace volere, animo pronto, sagrificio di salute noi vi promettiamo, noi vi daremo; e dove mai, come temiamo pur troppo, avessimo a riuscire inferiori al gravissimo incarico, un pensiero lino di ora ci conforta, ed è questo: che, se ci