34 Ma i nostri Governi, antichi e fedeli alleali dell’Austria, opperò dotti nell’arte di spargere a larga copia i sonniferi, blandirono per poco la generosità del popolo per poscia più sicuramente tradirlo. Sol’Uno tra quelli gittava con animo leale la guaina, e s’accingeva a condurre la nuova Crociata, non col simbolo della pace ma con quello d’una guerra tremenda, infaticabile ed ultima, duratura lino a che un solo Tedesco calpestasse insolente le sacre ceneri dei nostri Grandi ond’è cosparso tutto il suolo Italiano. A questo patto, o Francesi (e a questo soltanto) i popoli perdonavano al Principe la Corona! —Speravano eh’Egli, maturo «1 Consiglio, sareh-hesi mostrato forte all’opera. — Volevano [’Indipendenza, l’Unità, la Libertà della Patria, e credevano in Carlo Alberto come in colui che solo poteva guidarli al triplice augusto conquisto. Nè il Popolo ingannavasi! Perocché Carlo Alberto seppe farsi popolo e vincere, linchè tra il Popolo e Lui non intervenne un malaugurato elemento . . . L’imperizia e la frode, la diplomazia e il tradimento vigilavano avidamente sui campi che il soldato facea rosseggiar del proprio sangue. \oi non ignorate come ogni cosa nostra volgesse da quel punto a ruma ; — come una sola giornata perduta annichilasse cinque mesi di sacriiizii, di speranze, di vittorie. Consentite, adunque, a noi Italiani di non linnovellare acerbissimo un dolore, in narrandovi cose che voi ben sapete. Ilotlo ed affralito, per mezzo della fame, sapientemente fatta complice del loro delitto, un esercito floridissimo e pieno d’entusiasmo, cui non avevano potuto fiaccare le ognora crescenti orde nemiche — seminato tra il popolo il dubbio, la diffidenza, la paura — eccitato gli animi a tumulto, perchè a questo fosse; come suole, succedeano il letargo — ecco per quali arti infami ci vinsero i nostri nemici. Francesi! Nell’atto ¡stesso che queste insidie ci fruttavano tanti e pressoché irreparabili danni, la somma delle cose nostre stavasi riposta in mano di onesti, sapienti e liberi cittadini. — Ma non potevano questi perdurare a quel potere che altri aveva insozzato di una viltà. — Nè prima si dimettevano che avessero richiesto a chi vi governa l’attuazione della solenne promessa fattaci, non ha guari, dal Lamarline a nome della Francia Repubblicana. Ma la Diplomazia non comprese come sotto alla domanda ministeriale slesse la popolare domanda; epperò udiamo echeggiare in Europa la parola Mediazione, sostituita alla parola Intervento. Nè gli uomini che pronunciarono quella parola si avvidero, che, lanciandola nel mondo politico, mettevano in forse non solamente la Libertà Italiana, ma con essa quella d" Europa e del Mondo. E tal sia di loro! Sicconressi non c’intendono e noi non li intendiamo. E nel presente Noi, Popolo Italiano, parliamo direttamente e senza bisogno d’interprete a Voi Popolo Francese! Noi vi domandiamo quel soccorso del quale Iddio scrisse la legge in cuore agli individui e nell’armonia delle società! INoi vi domandiamo quel soccorso che i forti non rifiutano ai forti caduti un istaute ma per rialzarsi più gagliardi di prima!