347 Suvvia, Triestini ! L’ora è suonata per la nostra liberazione. Facciamo causa comune coll’ Italia. Stendiamo una mano a Venezia. Essa è generosa ed ha compreso la sua alta missione. Mandiamole la flotta ch’era cosa sua; essa se ne servirà per soccorrerci, e sottrarci dalle minaccie e dalla vendetta degli oppressori. Avremo libere con lei le comunicazioni e i commerci. Così ci faremo amica anche l’Istria: quelle coste hanno sentimenti italiani. Aiutiamoci a vicenda, e saremo forti, e trionferemo. A Venezia dunque la nostra flotta. Viva F Italia! Viva Venezia! Viva Trieste! La loro causa sia una sola. Siamo tutti fratelli, e dividendo i pericoli, divideremo un giorno la gloria e la prosperità nazionale. 15 Ottobre. A VENEZIA E AI SUOI GOVERNANTI. Oggi l’Austria ha la guerra nel seno — Oggi si squarciano, e divorali tra loro le specie diverse delle tigri settentrionali — oggi le truppe di schiatte eterogenee che militano sotto le vandaliche insegne dell’ Attila novello si scinderanno fra loro, e la nostra insurrezione compierà in mezzo ad esse carnilicina, e macello — oggi l’Italia può fare da se. .. ma oggi, si oggi .... solamente quest’ oggi. Non c’illudiamo. Qualunque partito prevalga a Vienna, qualunque causa trionfi — quel trionfo è nuova tomba all’Italia. Polla propria nazionalità combattono i popoli tutti — pello affrancamento d’Italia o NOI, o nessuno. Vienna rassodata in qualsiasi maniera, ella è sempre Vienna — sempre Austria — sempre quindi all’Italia nemica. Dalle scissure fra Croati e Ungheresi, fra Galliziani e Boemi, fra liberali alla lor foggia e assolutisti, devono approfittare gl’italiani, onde purgare il proprio terreno da tutta quant’è quella immonda progenie, che lo contamina. Il tempo è il maggiore nostro nemico — ed il tempo, per antica infausta sperienza, fu sempre risorsa dell’Austria — e se noi dormiamo lo sarà anche sta volta. È questo il momento d’una insurrezione sicura. Guai a noi, se Io perdiamo! Le nostre forze che oggi sono giganti, un altro giorno saranno men che pigmee. Da qualunque punto irrompa la guerra, ella si propagherà in un istante — elettrica scintilla, ella avrà conduttori per tutta la elettrizzata penisola. Ma VENEZIA da cui pendono le sorti d’Italia, su cui riflettono gli sguardi d’Europa, deve dare la iniziativa. E di che teme VENEZIA? forse di un attacco dei nemici? Non mai. Il sanno ben essi, che senza una flotta non si attacca VENEZIA, e senza che ottantamille armati la circondino da terra, non si può nemmeno far supporre la intenzione di attacco.