33G dell’affetto vostro non rechino alcun nocumento alla necessaria concordia della città, llicinti dall’Austriaco, che spia così le difese dell’armi come le interne discordie, voi dovete come un uomo solo fortificarvi nel pensiero di combatterlo: stretti al comune vessillo del perìcolo, opporre alle sue forze, alle sue arti un concetto inespugnabile, unanime nel fine, concorde nei mezzi. — Perciò il fatto che ne rìsguarda non debbe disgregare gli animi vostri. Pubbliche furono le nostre parole per le quali ora siamo da voi disgiunti. La mente onde movevano voi troppo intendeste e come per noi si teneva di esercitare il più santo e inviolabile diritto, quello della pensala discussione intorno agl’interessi della patria comune. Come le nostre parole dai nemici del vero furono ad arte sfigurate, non sappiamo; ma ben possiamo assicurarvi che reputavamo debito d’italiani il proferirle, e che scendendo nell’intimo tribunale della nostra coscienza, non troviamo cosa onde per noi s’abbia a vergognare. Ajutatori del vero, noi sappiamo italianamente patire, e con virile proposito attendiamo che il pubblico senno riformi una sentenza che l’Italia non potrebbe mai riconfermare. Iddio protegga l’intrepida Venezia e ci consenta di partecipare ancora così ai suoi pericoli come al suo trionfo. Ravenna 9 ottobre 1848. ANTONIO MORDINI — GIUSEPPE REVERE. 14 Ottobre. {dall’Indipendente) AGLI ELETTORI DELLA PARROCCHIA DI S. ZACCARIA IN VENEZIA. È diritto d’uomini liberi in paese libero discutere anche intorno a fatti compiuti, comeehè derivanti da decisioni di corpi politici deliberanti; ma l’esercizio di questo diritto, in certi casi, è debito in un rappresentante del popolo. Per questo, a me vostro deputato (tolsero impedimenti di salute, intervenire all’Assemblea dell’11 corrente) spetta darvi l’ingenua e leale manifestazione del sentimento che avrebbe regolata la mia condotta se vi fossi stalo presente; onde attesa l’involontaria assenza, essa si abbia, e divenga pubblica e solenne testimonianza della mia professione di fede di deputato. Prima però ch’io faccia aperto ciò in cui avrei consentito, ed intorno a quanto intendo disconvenire, credo osservare che l’Assemblea non fu, come era desiderabile, integrata per la mancanza di quei deputati che destinati a funzioni fuori di stato, o migranti per abbandono della patria, o mantenutisi lontani da essa per aver accettate cariche presso altri governi, non poterono rappresentare quella parte di popolo da cui furono eletti. Di questa omissione non do taccia ai governanti, i quali in tanta congerie di cose che al reggimento s’allengono, non possono aver l’animo intento a tutto. Quei tanti che si danno faccenda attorno ad essi, poteauo forse meglio richiamarne la ricordanza; ma io credo che frattanto basterà il cenno ora fattone, perchè il Governo non voglia lasciare i diritti del popolo in ulteriore pensilità.