387 catena pel collo, dietro al loro carro trionfale, giurarono atroce vendetta. I popoli lutti d’Europa sentirono ormai forte nell’anima una voce potente che li chiamava a riconoscere la loro dignità nazionale. Ognuno s’avvide che il prezioso dono della libertà concessagli dall’ onnipotente al momento che gli infuse un’ anima dotata di sublimi virtù, non potevagli in nessun modo e da chi si fosse essere tolta giammai. S’ avvide ognuno cho la stolta arroganza de’ principi è ormai tempo che sia combattuta, e clic ira nazioni colte e civilizzate è insopportabile il servaggio, già abolito )iu per la razza dei negri fra gli africani. Giurano quindi i popoli di non voler più strisciare quai rottili nella polvere, e se l’eguaglianza della natura nella razza umana non animelle distinzione fra uomo ed uomo, perchè egualmente da una stessa emanazione della divinità animato, giurano di non tollerare mai più che i principi della terra li schiaccino sotto a lor piedi e per rassodare i vacillanti lor seggi sgozzino, per man di loro abbominati sicarii, le innocenti popolazioni alla loro tutela soggette, e che per non perdere un palmo solo «li terra, il più spesso già usurpala, mandino fratelli ad assassinare oppressi fratelli, ed essi gioiscono nel tripudio a banchetto, mentre a rivi il sangue cittadino irriga le vie delle desolate contrade. No, i re 11011 siederanno più sublimi servendosi di sgabello a’ lor piedi della testa de’ loro popoli, e le loro odierne vandaliche barbarie saranno 1’ ultime che lorderanno le pagine della storia d’Italia. Il sangue di lauti generosi martiri propugnatori della santa causa de’ popoli grida altamente vendetta ed il grido spaventoso rimbomba atroce e fiero sl-1’ orecchio de’ barbari sovrani che pure s’ accorgono già prossima a scoccare 1’ ultima ora delle loro nequizie. Il sangue di tanti generosi martiri n noi pure grida acerbamente supplicando vendetta, e noi dobbiamo ascoltarlo perche stretti al medesimo patto, ed il loro giuramento è il nostro medesimo, di dover cioè sostenere i nostri diritti conculcati ed abbattere il despolisino e distruggere i nostri tiranni per ogni parte, in ogni modo, che già i vigliacchi non hanno fiducia se non che nella miccia de’ loro cannoni. Un vespero siciliano dunque si rinnovi a sagrificare gli iniqui sicarii de’ crudeli oppressori monarchici, con gigantesco moto le popolazioni si scatenino con tutta la veemenza d’una ardentissima ira contro ai nostri nemici che tanti suprusi si fecero, che uccisero sotto a nostri occhi i nostri fratelli, i nostri figliuoli, che disonorarono le nostro donne, saccheggiarono, incendiarono le nostre case, calpestarono i nostri campi e penetrarono perfino con la sacrilega mano nel santuario del Signore a derubare i preziosi vasi contaminandoli fra le bestemmie più esecrande nei trivi e nei lupanari. — Santa alleanza unisca i popoli tutti d’Italia; e piombino sopra 1’ austriaco ad annientarlo per scancellarne di poi fino 1’ orine da essi calcate sul contristato nostro suolo. — Guerra ! guerra ! strage e morte al tento no scoppi ad un tratto e vi rispondano lutti quelli che senlono battersi in petto un’ affezione, che ha una memoria nella terra bagnata dal sangue di tanti eroi e dalle lagrime di tanti innocenti. Deluse non resteranno le nostre brame se non fino a che avrcm tema dello sdegno nemico, o daremo ascolto alle mene infamissime degli austro-gesuitanli che ci vorrebbero legare nuovamente al carro obbrobrioso della schiavitù!