369 non ozieranno fra le mani di coloro, che perdettero la battaglia del mese di marzo. Tutti questi disegni son chiari, come la Juce ; i re cercano la loro rivinta, ed i popoli, che mal si guardarono dopo la prima vittoria, non istanuo più se non in una difficile e pericolosa difesa. Godesti fatti luminosi son quelli che raccostano i Romani agli Ungheresi. Nulla può essere più favorevole alla causa del dispotismo austriaco, quanto le querele di nazionalità che sorgono, e eh’ egli attizza fra’popoli, i quali abitano l’Ungheria e le sue vicinanze. Senza il soccorso, che gli prestano in questo momento i Croati contro la causa liberale, ei sarebbe percosso d’impotenza e contro V Ungheria e contero Vienna. Egl’ importa che tal verità sia ben sentila dai Romani, affinch’essi non abbandonino, per vani pregiudizii nazionali, il lor vero amico, per gettarsi nelle braccia del loro vero nemico. Gli Ungheresi ed i Romani sono chiamati a rigenerare quell’ estremità orientale dell’ Europa e le sponde del Danubio. La causa d’entrambi è comune. No! e’non si dee diffidare del Magiaro, ch’entra risoluto nella via della rinnovazione moderna; ma sì del gabinetto austriaco, che cerca di ricomporre con l’astuzia e la violenza, con la carnificina e l’incendio, l’assolutismo, che fu disfatto. I democratici tedeschi sono, dal canto loro, posti in compromesso, se 1’ Ungheria soggiace. E’ non rinnovino il fallo commesso riguardo all’Italia. Essi disertarono la causa italiana: ed ora veggono di che li minaccino le vittorie di Radetzky, perchè già gonfiano il coraggio delle camarille assolutiste, e de’generali de’bandi provocatori. Si giudicherà, anche in Germania (e speriamo che ci sarà resa giustizia), se abbiamo avuto torto di combattere le tendenze deir Assemblea di Francoforte, che voleva la Venezia per proteggere il fianco dell’impero germanico e minacciava il Piemonte d’ una guerra per aver bloccato il porto di Trieste. Se nulla era più antidemocratico d' una tale politica, nulla del pari metteva più in pericolo le nuove conquiste della libertà tedesca. Procacciar vittorie all’Imperatore d’Austria in Italia, era procacciar una disfatta alla causa popolare in Germania. I destini de’popoli sono ormai troppo gli uni agli altri collegati, perdi’ esser possa altrimenti. 1 doveri del governo francese crescono a misura clic la condizion delle cose si aggrava. L’Ungheria è lontana, quest’è vero; ma egli è soccorrerla il prendere a propugnar gagliardamente la causa italiana : e, perchè indiretto, tal soccorso non sarà senza efficacia. Nello stato, in cui è l’Europa, l’aiuto della Francia, dato risolutamente all’Italia, non sarà per nessuno un fatto di poca importanza. Gli Ungheresi ne pigliéranno maggior coraggio, ed i loro avversarii ne perderanno fiducia e forza. Quest’è la via, per la quale sta in arbitrio del governo francese favorir la causa generale dei popoli nella causa particolare degli Ungheresi. La condizione del gabinetto austriaco, a malgrado delle vittorie di Radetzky e di Jellacic .(*), è talmente incerta; tali perturbazioni lo minacciano in Italia, in Ungheria, in Boemia, in Gallizia, e nella sua capitale, già sì democratica, che basta pesar poco nella bilancia, per decidere da qual lato ella debba traboccare. Ne’ giorni della conquista e della violenza, il É inutile avvertire ohe quest’ articolo era pubblicato dal National, quando non si sapeva ancora in Francia della nuova rivoluzione di Vienna. T. iv. 24