147 dai Piemontesi, ma che non debbano essere occupali dagli Austriaci, e che abbiano essi a furia quisi da padroni. Ma sir Ralph Abercromby ha egli detlo una parola? o non sarebb’egli già d’accordo? Ninno tì è che abbia mente sana, il quale non preferisca la pace alla guerra: e noi siamo per la pace; ma prima di tutto siamo per l’oaore. Ma qual pace ci può procurare l’Inghilterra? Una pace che convenga a suoi interessi, vergognosa alla Francia che se irò mischiata colla promessa di volere l’indipendenza italiana, umiliante per noi e peggiore delia guerra. Imperocché ove l’Austria continui a possedere una porzione qualunque d’Italia, nì sarà un'animosità perpetua fra essa e gli italiani^ un conflitto perenne fra gii oppressori e gli oppressi; una guerra sorda di concussioni negli uni, di reazioni negli altri, che ai primo favorevole istante scoppierà in una nuova insurrezione. L’Austria io sa, ma ella spera sempre nel tempo, negli kiganni e nella forza. Ora ella dice di voler consultare la volontà de’Lombardi. Queste ciarlatanerie dovrebbero essere fuori di moda, massime che i latti di marzo hanno più che bastevoimente dimostrato all’Europa quale sia la volontà degli Italiani rispetto all’Austria. Fu un gran fallo del governo provvisorio di Milano, e glielo abbiamo rimproverato altre volte, quello di non avere esposti i suoi gravami contro l’Austria in un manifesto indirizzato a tutti i gabinetti europei: lo che avrebbe prodotto migliori elfetti che non que’tanti ciarlieri indirizzi che lo facevano ridicolo. Negli archivi deiia polizia, in quelli del Monte Lombardo-Veneto, in quelli del magistrato camerale, in quelli dell’imperiale regio governo, in quelli delia cancelleria vice-reale, slava deposta la storia silenziosa ed irrefragabile delle colpe infinite dell’Austria, ed era dovere del governo provvisorio di gettarla in faccia ai mondo. Bla egii si tacque, ed ora l’Austria continua a dire ed a far credere che ella portò la Lombardia ad uno stato di floridezza sconosciuta per lo innanzi, e che i Lombardi colia ribellione hanno ricambiato colla ingratitudine i benefizi ! ! ! Sperar pace e giustizia dall’Austria, sperarla coila mediazione dell'Inghilterra, è un sogno. Se vogliamo la pace dobbiamo cercarla in noi medesimi, nella nostra unione, nella associazione di tutte le nostre forze. Pace non vi può essere se non dopo che l’Austria non sia cacciata fuori dell’Italia; sicurezza non vi può essere, finché l’Italia superiore non formi un tutto solo, uno stalo, una sola unità, e sia tanto forte che basti per chiudere tutti gli aditi delle Alpi agii stranieri, e garantire la libertà agli stati dell’ 1 taiia inferiore. In questo solo caso è possibile e può tornar utile una lega italiana; ma se l’Italia del Nord è divisa in piccoli stati, quand’anco l’Austria non vi abbia più nulla a che fare, la confederazione italiana avrà per dote l’impotenza e la discordia delia Confederazione Svizzera, e durerà molto meno di lei. Sono ornai due secoli dacché la Svizzera sta a discrezione delle grandi potenze che la circondano e che le regalano dei calci quanto loro piace. Se malgrado ciò ella esiste ancora, ne ringrazii la sua povertà; ma questa protettrice non sappiati! se per buona o cattiva sorte non l’abbiamo noi: anzi è il suo contrario ehe invitò ogni secolo la straniero a venire a farci le poco amichevoli sue visite.