332 spialo nel modo il più risoluto una simile pretesa. La Confederazione Svizzera è una verso l’estero, e quindi le quistioni di diritto pubblico non possono essere trattate dai Cantoni, ma soltanto dall’organo centrale, dalla Dieta federale. Se dunque il signor leld-maresciallo Radetzky credeva di poter sollevar doglianze contro il governo del Ticino, doveva egli per mezzo dell’I. R. Ministero austriaco, avanzarli al Direttorio federale, il solo Direttorio potendo essere considerato come un governo superiore, col quale deve mantenersi una relazione diplomatica. Il Direttorio federale è pronto ad ammettere che anche l’I. R. Ministero metta un certo prezzo nel continuare anche in avvenire l’attuale buona intelligenza tra la Svizzera e gli Stati austriaci e nel conservare le amichevoli relazioni internazionali. A tal line però deve indirizzare a S. E. con tutta efficacia la dimanda di voler far cessare le misure contrarie al diritto delle genti ed all’umanità prese dal feld-maresciallo Radetzky, e rimettere in vigore verso il Cantone del Ticino lo stato anteriore. Il Direttorio federale è tanto più nel caso d'insistere per l’immediata cessazione di queste misure, in quanto che la sospensione delle relazioni postali cagiona dei reclami di parecchi Cantoni, e l’espulsione dei cittadini ticinesi, vecchi, donne e fanciulli, ha in generale colpito persone che sono affatto innocenti di tutto che può essere avvenuto nel Ticino, Tindividualità delle quali non può aver relazioni di sorta coi reclami del signor feld-maresciallo Radetzky. Al sentimento liberale non meno che umano dell’E. Y. non de\e certamente sfuggire che quand’anche i reclami del signor feld-maresciallo Radetzky contro il Cantone Ticino fossero fondati, il che il Direttorio federale nega nel modo il più solenne, Ir misure ordinate contro il Cantone Ticino, che involgono un atto di risoluta ostilità, non potrebbero in modo alcuno sembrare giustificate. In questa occasione il Direttorio federale non può non richiamare la circostanza che la Confederazione Svizzera^ nel seguire l’attuale sua politica, dovette soffocare la memoria di certe antecedenze, imperocché essa non dovette rammentare come nei giorni della sua crisi la diplomazia abbia agito verso di lei, quando essa cioè non esitava ad appoggiare col consiglio, coi fatti, con danari, armi, munizioni e capi una lega separata esistente in odio alla Confederazione. La Svizzera però volle dare la prova di fatto che essa ha la forza ed il volere di soddisfar pienamente ai suoi obblighi internazionali verso tutti, ed in tale idea non arretrò da non insignificanti sagrificii materiali, che le costarono le diverse disposizioni militari, che sono state prese in correlazione colla politica adottata. L’attitudine finalmente che la Svizzera ha preso durante le vicende della guerra di Lombardia, e che i! Direttorio federale non ha bisogno di far parzialmente conoscere all’ E. V., porger dovrebbe alla Confederazione Svizzera la fondata pretesa che siano riconosciuti i suoi sforzi per adempiere le obbligazioni internazionali; e questo riconoscimento venne manifestato dall’I. R. governo austriaco in modo indubbio. In quella nota della quale S. E. il signor barone di Kai-sersfeld, il 16 corrente mese, ha onorato il Direttorio federale, esprime alla E. V. la certa aspettazione, che un tanto leale modo di pensare sarà realmente tradotto in alto coll’immediata revoca delle misure adottate da