4 (50 28 Ottobre. ELEGIA Dolce melanconia, tu d’ogni senso E d’ugni fibra l’imperio togliendo, Spandi sul cuore un celestial compensoj Oh! tu mi cerca, oh! tu mi parla e apprendo Tostp c|a te la carsi idea d’un hello, Che fra Febbre allegrezze io non intendo. In tetra notte, ove l'infausto augello Manda il lamento che ti striane il core Fuor dai rottami d’un antiquo avello, Talor m» guidi a contemplar l’orrore, Che le tombe circonda abbandonate, Su cui cresce l’ortica, invecchia e muore; E i cranii secolari, e le spolpate Ossa dògli avi meditando in esse, Lego una storia di varia pielate, Lego l’uomo che fu. — Ite o connesse D.i turpe tirannia stpriate pietre, Discoperchiarvi il mio pensier non resse! Che se del vero un raggio sol penetro Per entro al disonor che in voi si cucpre, 11 silenzio primier chi mai v’impetro? Ma del delitto incoronato l’opre J1 mio genio non cura, e sol la mesta Virtù tacente dell’oppresso scuopret O qui venite voi cui la tempesta Del mondo sobbalzò, finché sul duro Terrei) di morte chinaste la testa : A me d’intorno il vostro voi sicuro Stringete; io siedo sulle basse tombe Cui non tocca dei mostri il genio impuro. Seco io m’inspiro!.... Come avvien che rombe Calando al pasto di gentil verzura Stuol d'innocenti o semplici colombe; Per tutta la funerea pianura Querule l’ombre vagolando vanno, Pur come porta ognuna sua natura. E cui misterioso e grave affanno Solca la fronte di profonda ruga Usa a sederai fra color che sanno; E stringe il labbro, e i più vicini fruga Fremendo « All’erta o popoli traditi. « Ma poi china la faccia, e il ciglio asciuga, E qual gli sguardi a un loco solo uniti Pensosa resta, colle braccia al petto, Come se preghi ed a pregare inviti. Che se dfooioglie \\ sacrosanto detto; De*leviti di CRISTO iniu<*n» l’ira: Guai de’tiranni al seme maladelto !!Jn E segna il mondo e nel segnar sospira. Altra che il passo mai non ha conforme, E l’occhio intorno fulminando gira, Balena il capo, e ?? mercatate torme Che non sorgete? v (lamentando canta.) « Ma oddi o! sui danni suoi l’Italia donneln E mostra ai piedi la sua lira infranta, Che ancora oscilla un iracondo suono, Pari al vento che muor ira piauta e pianta. Altra che schiva ajl’onta del perdono Volse raminga ad un estraneo suolo Pur minacciando de’superbi il trono, A sua natura egual, disprezza il duolo Dell’ombre gemebonde, e sogghignando Spiccare accenna da sua tomba il volo. E qual rammenta un doloroso bando; Cui sembra ancor che le catene solchi 1 polsi intormentili; e lagrimando Qui vengon pur de’miseri bifolchi L’ombre intristite che ad empi padroni Di sangue e di sudor bagnaro i solchi : E al censito terreno incurvi e proni Maledicon la lor venduta prole, Che ancora a tanta iniquità perdoni. O infamia! e un’altra volta a Italia duole L’austriaco vitupero, e s’amareggia Che il nordico cimier splenda al suo sole? Ah! tanto disonor ch’io pifr non veggia! — Ma chi se'tu che al mio fremito fremi. Ombra onorata?... oh! fa che meco seggia. CielJ... mio Roncati! ioti ravviso, e gemi Pui’ mo’su giorni della tua speranza Che fur da turpe tradimento scemi! (i) lo ti ravviso .... nè valse costanza, Prode, a tempiar de’danrii tuoi la possa? Ah! gli è dolor ch’ogni dolor avvanza. Veder chi a libertà formavi, scossa Dal cor pietacle che il dover sanciva, Di tua rovina preparar la fossa! E dal carcer trienne anima schiva, Tratta a scuro languir, lo stanco frale Del Pò lasciasti alla sinistra liva. — (l) L ab. Bernardo Roncali brillante ingegno e prof, di Retorica nel Seminario di Rov.go nel-l’anno IÒ36 veniva accusato di aver lette alcune Sue liberali composizioni dalja cattedra, e quindi come subornatole della «ioveutà, dopo franca ma inutile sua difesa, aH’aualema austriaco soggiaceva. Pascati ire anui nella Gasa di Forza in Padova, lo si gettava nel suo paese di Crespino sul Pò negletto e vilipeso; per cui dopo un anno di scura Iiberlà, abbandonava la vila sul tìor dell’età sua, lanciando I e-secrazioue sulla memoria di certo Vicario Generale suo sgherro, ed eterni rimorsi sulla coscienza di alcuni vituperali scolari che lo aveuuo tradito.