32 zie che noi Italiani di tutta Italia giurammo lacerar quei trattati, e lavare col sangue l’onta novella. I peritosi domanderanno: e come? Io rispondo: levando l’urlo della disperazione, proclamando, istigando, sforzando la guerra d’insurrezione. Sì, insurrezione e tremenda, insurrezione che sia scuola ai popoli, spavento ai traditori, morte a chi calpesta il diritto. Nuli’altro forse ci resterà, o Italiani, e Venezia sola incontaminata dopo la nuova libertà, Venezia darà il seguale sprigionando dal suo estuario la fervida gioventù, lanciandola in terraferma ad occupare i paesi, a compromettere i fiacchi, ad animare i gagliardi, a ravvivare ogni luogo. No, viva Dio, no! o una libertà degna d’Italia, o una guerra di sterminio. Lo sappiano i popoli che ci sono amici, che noi ci mostreremo degni del loro soccorso; lo sappiano i popoli vili, che dan mano al despotismo, che noi apparecchie-rerno non eserciti agguerriti, non formidabili linee, non ordini macchinali di guerra, ma barriere di petti, mura di cadaveri. Un moschetto, o una marra, 0 un sasso, o un pugnale saranno le nostre armi; le nostre piazze di guerra, 1 monti e le rupi, le base dei nostri trattati la libertà; e sappiano che la guerra avrà fine quando avremo la libertà, o si avrà fatto d’Italia un vasto cimitero. Non si affidi l’Austria sulle prime prove fallite dei volontari Italiani; allora eravamo condotti quali mandre da pastori inesperti; lanciati a combattere sulla speranza di bugiardi soccorsi, si sprecò il nostro coraggio; ma se non avremo uua pace onorevole anche per noi, vedrà l’Austria quanto valga la disperazione di un popolo. Italiani della Venezia, della Lombardia, della Romagna, Toscani fratelli, Napoletani, Siciliani, che difendete questo palladio d’Italia, all’erta! Le guerriglie sarau forse volute dalle circostanze, e noi le faremo. Il Circolo Italiano sembra stia apparecchiando il progetto, e ne abbia lode. Le guerriglie saran degne d’Italia ! I monti del Friuli, del Cadore, di Belluno, di Feltre, dei sette Comuni ci aspettano. Là ci raggiungeranno i fratelli, che anelano la nostra comparsa; là troveremo i montanari dai robusti petti, dalla fede immacolata; là, da quelle vette fatali lancieremo l’ultima maledizione all’oppressore straniero, e sprezzando i disagi, ridendo i pericoli manterremo vivissimo il fuoco sacro finché le simpatie dei popoli generosi daranno frutto. Oh! le guerriglie! potessi io ancora una volta gettarmi ne’miei monti feltresi cogli animosi compagni, che mi seguirono a Sorio, a Monlebello, a Cornuda, e ch’io stesso sciolsi quando vidi cessata la guerra d’insurrezionej e subentrata una di eserciti. Co’ miei compagni, che abbandonavano esulando meco la patria, quando l’oste barbarica ci movea contro grossa di 14 mila combattenti, potessi risponder col fatto alle stolte incriminazioni di chi pretendea che 10 avessi dovuto sostener l’urto nemico! (1). Potessi ancora brandire con una mano la spada, coll’altra la croce, correre come prima i paesi, in- ( i) Per ora desidero risponder col fatto. Ove non potessi risponderei collo scritto. 11 generale Durando sa ch’io possedo documenti a smentire le sue parole. Forse forse nessuno disse con meno timore la verità al Generale nella sera dei 7 maggio in Pede-roba. Se ne ricorda egli? Quanto poi ad altre persone, verrà il di del rendiconto. Per ora conviene che si contentino della mia promessa di smentire 1« loro sciocche asserzioni. K rivederci.