240 » avrebbero potuto fare, se le cose fossero state ordinate un po’meglio, » e se per difendere il paese non si avessero dovuto aspettare le truppe » romane, toscane o lombarde? « Signor Bianchi-Giovini, a quali documenti attignete voi le vostre narrazioni? Se potete diffidare degli stessi giornali ufliziali, che vi rendono conto di tutto quello che sapeva fare Venezia per la propria difesa (Vedi i Num. 155 e 215 della Gazzetta uffiziale di Venezia), non metterete almeno in dubbio il rapporto di un ministro della guerra e marina, letto dinanzi ad un’ assemblea di deputati. Quella Venezia che, secondo voi, non lia armata ima scialuppa, sino dai primi momenti della sua liberazione in brevissimo tempo presidiava i tre circondarii, che costituiscono la linea di difesa del nostro estuario, con 77 legni armati; quindi ai 1100 operai, che d’ordinario lavoravano nel nostro Arsenale ne aggiungeva altri 800, per dar opera pronta ai tanti lavori, che l’armamento dei legni e dei forti richiedeva. I cantieri dell’Arsenale, nelle ristrettezze del tempo e dei mezzi, fecero si può dire prodigii, sia nell’allestimento dei legni giacenti, come nella costruzione di nuovi . . . » Allestita la corvetta la Civica, cosi il rapporto citato (V. Gazzetta di Venezia N. 467), fu sino dal 5 aprile stazionata al porto di Lido. Dieci giorni dopo usciva, pronto alla vela, il brick da guerra il Crociato; ai 7 maggio l’altro il S. Marco; cinque soli giorni più tardi, la bella corvetta di primo rango la Lombardia; nel dì medesimo si varava l’altra corvetta l’Indipendenzache il 19 giugno usciva dall’ Arsenale. E quando, all’ apparire della squadra napoletana, nacque fiducia di veder libera nou solo la nostra navigazione, ma anzi di poter pigliar l'offensiva sull’inimico ( fiducia che vana sarebbe tornata, pur troppo, senza il sopprag-giungere della squadra sarda) i nostri cinque legui si unirono a far parte della flotta italiana, la quale trovossi allora la più copiosa, che sotto la santa bandiera di nostra nazione solcasse da gran tempo l’Adriatico . . . Una goletta la Fenice è già pronta, e un brick il Delfino ed il Camaleonte sono in allestimento, nò tarderanno a correre ad aumentare le forze della nostra divisione. Così pure si aggiungerà ben presto il valido soccorso dell’ altra corvetta a vapore il Vio IX, — ( in questi ultimi giorni varata all’acqua.) — E frattanto la riparazione di altra grossa corvetta, la Veloce, progredisce céleremente, nè si rista di far avanzare la costruzione della gran fregata l’Italia: a malgrado dell’ aversi intanto dovuto rifare in molta parte il piroscafo pontificio la Roma, e qualche leggiera riparazione ai due bastimenti sardi, il Daino e la Staffetta. « Tutto questo, che si dichiarava solennemente dal ministro di guerra e marina essersi fatto in Venezia nei primi giorni di luglio, e quel molto di più che si è operato sino al giorno d’oggi, non corrisponde, secondo il Bianchi-Giovini, nemmeno all’ armamento di una scialuppa. Chi sa quali idee abbia egli di arsenale, di armamenti, e di costruzioni marittime! Se dall’ armamento dei legni passiamo a quello dei forti, il chiarissimo scrittore dell’ Opinione trova che Venezia 11011 ha provveduto nemmeno ad una fortezza. Ora il citato rapporto rendendo conto dell’armamento dei forti, così si esprimeva : » Ma 1’ armo delle lagune non assorbiva solo 1’ attività della Veneta