124 milizie; ninno aveva osalo di dire: difendiamoci, i[iiaudo il nemico stara alle porte. Si protestava, ma si chinava il capo; si protestava, ma si pagava; si protestava, ma si predicava pace e moderazione. L’ultima classe del popolo soltanto non ebbe paura; essa soltanto non contò i Tedeschi, non ingigantì le loro forze, non guardò se aveva cannoni e baluardi. Si cacci l’Austriaco; gridarono quei bravi popolani, e l’Austriaco fu cacciato, e le città di Romagna furono salvate, e quest’ombra di Costituzione, che ci resta, fu rispettata: non s’incominciò di nuovo a incrudelire con le persecuzioni, col carcere e con l’esilio. Una mano di assassini si mischiò poi con quel popolo, e tentò di offuscare la gloria, pura d'ogni macchia, che si era acquistata: i popolani scoprirono i falsi amici, i traditori; e quando le autorità tremavano, incerte dri partiti a prendersi, fu il popolo che infuse ad esse il coraggio e l’energia per agire con forza e ridonare l’impero alla legge. Si onori quel popolo, e sia dichiarato infame chi lo calunnia: l'Italia gli deve eterna riconoscenza. Sono noli i fatti di Livorno: lutti sanno perchè quel popolo si mosse, perchè si armò, come vinse, come non abusò della vittoria, e rispettò le proprietà e si sottomise alla voce di cittadini, che gli parlarono in nome della patria, e gli dimostrarono coi falli non essere stata abbandonata la causa della nostra indipendenza. La vilissima razza dei cortigiani napoletani dormiva tranquilla sulla fede dei lazzari: li credeva sostegno fortissimo di un trono sanguinoso e crudele; scortata dai lazzari, la corte credeva facile la riuscita di ogni suo progetto contro la libertà. Un giorno si accorge che la scena è cangiala: l’ultima feccia dei lazzari risponde soltanto alla voce dei Merenda e dei servitori del palazzo reale; la maggioranza del popolo diserta la bandiera di Nunziante e di Sta Iella, e si raduna sotto la bandiera tricolore. Una completa disfatta delle armate borboniche in Calabria, non a-vrebbe spaventato tanto la corte, quanto la defezione dei popolani di Napoli. I lazzari napoletani, che si dichiarano per la liberlà costituzionale e per la causa italiana, è il segno sicuro che la patria nostra vincerà i nemici esterni e i traditori, che ardiscono chiamarsi figli d’Italia. Quando la soldatesca napoletana si arroga il diritto di consacrare gli alti dei corpi legislativi, e minaccia i rappresentanti del popolo, e, con esempio inudito nelle storie moderne, diviene a tal segno impudente e temeraria, da domandare che sieno esclusi dalla Camera quei cittadini che non vollero lodare le stragi sanguinose, gl’infami delitti dei moderni Sejani, i popolani di Napoli gridano viva la Costituzione, e resistono arditamente alle baionette dei novelli pretoriani. La corte di Napoli non volle protrarre la lotta; non volle che si scoprisse la perdita, che ha fallo, di un fortissimo alleato, e fra poco le mancherà ancora la soldatesca. Stanca di venir oggetto di esecrazione universale e di spargere il suo sangue in Sicilia e nelle Calabrie in una guerra, che non avrà fine se non si fa dritto alle giuste domande dei popoli, il soldato si ricorderà infine eh’è un cittadino anch’egli, e l’esempio del popolo lo strascinerà. A questo esempio contagioso, che si ripetè in tanto città d’Italia, e ; * I ro