404 ducili e il Capitano di fregala Morari. 1 Mariani, quantunque contrariali da una rapida corrente, tennero dietro alle mosse di terra, e giunti a portata del tiro, agirono vigorosamente di concerto. Un posto avanzato era stato mantenuto con soli 5 uomini dall’alfiere di vascello Tilling, dia di là, in unione al Tenente di fregata Pascolini, giungeva al posto avanzato dei nemici dalla parte opposta del canale. La grande barcaccia comandata dall’alfiere di vascello Ongari trasse varii colpi sopra una casa posta nella piazzetta innanzi alla chiesa del Cavallino, ove stava il nemico. La piroga ingegnosacomandata dall’alfiere di fregata Moro, fece altri colpi, permettendo cosi alla legione del Sile d’impossessarsi della piazza. Per tal modo, in forza di un sì vivo attacco, il posto fortificato venne in potere dei nostri. Nè s’arrestarono gl’intrepidi Cacciatori del Sile dal-l’inseguire il nemico, finché questo non ebbe passato il Piave. Dalle assicurazioni del Parroco del luogo sappiamo, che gli Austriaci perdettero 15 uomini tra morii e feriti, e nessuno si sarebbe salvato ove non si fosse dato a fuga precipitosa. Dei nostri nè un morto, uè un ferito. In questo bel fatto d’armi, dal q iale si ritrassero a malincuore, mostrarono tutti i combattenti di quanta disciplina e di quanto buon ordine vadano distinti, per cui la Patria molto si ripromette da essi nelle imprese ben maggiori alle quali li condurrà in avvenire. Padova 46 Ottobre. Venne pubblicato a Padova il seguente indirizzo ai Triestini : AI FRATELLI TRIESTINI. Il vessillo nazionale fatto sventolare da voi, è segnale di gioia a noi tutti, cui gravemente doleva che codesta bella e ricca città potesse dissentire da ciò che 1’ universa Italia sentiva, potesse non essere ancora scaldata dall’amore di patria. Ma la santa favilla non era già morta nei vostri petti, ma soltanto coperta, ed ivi custodita secreta contro le esorbitanze del dispotismo, che viene ripetendo fra noi ciò, che già 1’ autocrata diceva ai Polacchi : la vostra nazionalità è una chimera. Non è, no, una chimera l’Italia, non è un vuoto nome, o un punto geografico; l’Italia vive, e vivrà d’una vita sua propria: com'essa fu 1’ iniziatrice della cultura e della grandezza d’ Europa, così sarà ancora a parte, se non in cima, del banchetto apparecchiato dalla Provvidenza alle nazioni culle e civili; banchetto santo d’indipendenza e di libertà. Facciamo quindi tutti, coll’ esultanza del cuore, un viva a Trieste, a questa gemma del mare e della terra, che prospettando Venezia, l’eroina e il pa'" ladio dell’ italica risurrezione, le tende ora la mano come a sorella di PER INCARICO DEL GOVERNO PROVVISORIO Il Segretario Generale ZENNARI. 23 Ottobre, NOTIZIE DI TERRAFERMA.