255 A Ottobre. (dalla Gazzetta) NOTIZIE DI TERRAFERMA. L'Austria, che dice di voler conservare l’Italia con istituzioni liberali, promesse a tutta la monarchia, non può nemmeno per un momento, neppure in una minima frazione del territorio italiano, comparire altra da quello ch’è, cioè un potere tirannico, che dura, per quanto può, col sostegno del cannone e delle baionette. A Padova era rimasto un simulacro di guardia nazionale, che manteneva l’ordine in quella città, la quale rimase per alcun tempo abbandonata a sè medesima. La guardia nazionale di Padova fu sciolta, come Lutte le altre. La dichiarazione moderata e ferma del cittadino Cittadella Yigodar-zere farà vedere come avvenne quest’atto, ch’è in piena armonia colla condotta passata, presente o futura dell’Austria. Giova del resto all’Italia, che questa potenza proceda logicamente nella sua via: Dichiarazione di Andrea Cittadella Vigodarzere già comandante della guardia nazionale in Padova. La guardia nazionale di Padova, che lino dal giorno il giugno ho l'onore di comandare, tenne sempre la condotta la più regolare e rese servigii importantissimi. Nel giorno 43 giugno, salvò dal saccheggio questa ciltà. Per ciò il tenente maresciallo barone d’Aspre, il quale voleva limitarne il numero a soli 500, dietro le mie dichiarazioni consentì a lasciarla provvisoriamente qual era il dì 44 giugno. Il giorno 8 luglio, S. E. il tenente maresciallo barone di Welden ne confermò la provvisoria continuazione. Nei giorni 9 e 10 luglio, conservò qui, da sola, 1’ ordine e la tranquillità; e il giorno 12 luglio, il generale Welden scriveva da Montagnana, in lettera a me indirizzata, i più graziosi elogii ai comportamenti di questa guardia. Successivamente, ella cooperò sempre al mantenimento della sicurezza individuale e pubblica. Non è mai accaduto il più piccolo disordine nei picchetti e nelle pattuglie, impiegati giorno e notte ad ottenere questi utili fini; giammai alcun disordine nel servigio gravissimo fidato a questa milizia, nel lungo tempo in cui qua non erano che pochissime truppe imperiali, e nei giorni in cui qua truppe imperiali non erano affatto. Dopo tutto ciò, non mi sarei mai pensato che insorgessero difficoltà sulla continuazione di questa guardia, che non esito a chiamare benemerente. Queste difficoltà mi procurarono la occasione di conferire più volte col tenente maresciallo Welden, e d’insistere sopra la utilità e la necessità di questa guardia e sopra l’inopportunità di alterarne l’ordinamento attuale. Questo ordinamento ha prodotto la piena sicurezza delle persone e delle proprietà in Padova, quando mancavano affatto, come ora mancano in parte, altri mezzi acconci a procurare codesta piena sicurezza. Ho dichiarato al tenente maresciallo, che il numero, risultante dalla