254 nel suo Cantone qualunque riordinamento di forze militari e di piani di guerra. Eppure anche questo umile e riservato contegno non bastò a soddisfare la rabbia del maresciallo di casa d’Austria; colla fuga in Svizzera, si ponevano in salvo le vite, ed era delitto già troppo grande per un governo come l’elvetico, per non averne a soffrire una tremenda rappresaglia. In verità, noi crediamo che, o l’Austria vuol farsi estranea affatto a queste vituperevoli azioni del maresciallo lladetzky, o le potenze europee son tutte congiurate contro Italia, poiché, per riserbare all’impero le provincie lombarde, si tollererebbe periino che venissero violati ed offesi i diritti delle nazioni vicine. Noi noi crediamo: i popoli del mezzogiorno ban troppo interesse ad impedire che s’ingigantisca di nuovo questo colosso d’iniqua tirannia che già dominava colla oppressione 60 milioni di uomini di diverse lingue e di differenti paesi. E d’altronde, l’insulto diretto al Cantone si rivolge, a seconda del nuovo patto elvetico, a tutta la Confederazione; ed è la Svizzera, non il governo cantonale, che ne dee chieder conto agli Austriaci. Se un governo democratico avesse lilialmente fermezza, ciò dovrebbe complicare le faccende di quest’orda dispotica di barbari; e un errore vergognoso e una colpa impudente potrebbe forse costare tante lagrime all’empia stoltezza, quante ne spremette il dolore per noi e lo sventurato coraggio. Nella risposta della Democrazia germanica all’articolo inserito nella Démocratie Pacifique di Parigi del 4 corrente havvi il seguente periodo: » Voi ci parlale del nostro spirito di conquista, e ci dite che l'italiano geme sotto la nostra spada insanguinata: sì, l’Italia geme sotto la spada insanguinata di Radetzky, ma non sotto la nostra. Noi^ i democratici di Germania, ci siamo opposti a questa guerra fratricida, noi abbiamo alzata la nostra voce contro l’oppressione d’Italia. Come! Non sapete voi dunque che Radetzky é lo strumento di quella camarilla austriaca, che non sogna se non che l’oppressione della democraeia di Vienna ? Non sapete, dunque, che noi tremiamo dì vedere il movimento patriottico di Vienna schiacciato sotto i piedi dei Radetzky, dei Windì-schgràtz e dei Jellacic? No; non sono i democratici tedeschi che opprimono gli Italiani : ma sibbene i reggimenti austriaci, composti per la maggior parte di Ungheresi, di Croati e di altri SIa\ij strumenti ciechi e passivi d’un potere assoluto, che noi detestiamo. Credeteci; il popolo tedesco segue con ansietà i progressi di questa guerra sleale, poiché il ritorno di Radetzky e del suo esercito trionfante sarebbe per la democrazia tedesca il segnale d’un lutto immenso. La freccia che ha ferito il cuore dell’italiano, si rivelerebbe contro i democratici tedeschi; l’ora del ritorno di Radetzky a Vienna sarebbe l’ultima ora della democrazia in Austria. Voi lo vedete bene: la rovina di Radetzky e del suo esercito sarebbe un trionfo per la democrazia tedesca; la propria esistenza dipende dalla liberazione d’Italia. 4-