32G È curioso a notarsi che la Gazzella di Pesi, del A diceva che lo sialo degli Ungheresi era disperato, e conchiudeva: « Non ¡speriamo più se non in una buona rivoluzione a Vienna. » 11 7 eli’era succeduta! Trieste 40 ottobre. Leggesi nel Costituzionale di Trieste, del 40 ottobre: « Quello, che da molli giorni si attendeva, è successo. Una nuova sanguinosa lolla ha avuto luogo nelle contrade della capitale. La reazione e la camarilla, ponendo le loro speranze nell" esercito di Jellacic, tentavano di estinguere la libertà in Ungheria, per pei chiamare l’armata vincitrice a Vienna, a ristabilire l’ordine di cose, o poco meno, abbattuto dal popolo nei 15 marzo. Ma Dio che veglia sulla sorte dei popoli, non ha permesso che l’attentato orrendo avesse il suo eiì'etto. 11 popolo ha ancora una volta vinto, e speriamo che questa battaglia sarà l’ultima. Il ministro di guerra Latour, ed il suo aiutante Braida, sono stati crudelmente dal furore popolare massacrati. Già da molto tempo a Vienna si annoiavano promiscuamente volontarii per l’Ungheria e per la Croazia; il manifesto contrassegnato dallo stesso llecsey, che era incaricato della formazione d’iin nuovo ministero, e che dava poteri illimitati al bano, compì 1’ esasperazione dei Viennesi, già irritati dalla via reazionaria tenuta da molto tempo dal ministero. La partenza, ordinata alle truppe ungheresi ed italiane, fu il segnale dell’esplosione. Gl’Italiani sono, dicono i fogli di Vienna, parlili gridando : maledetti Croati ! — Per comprendere bene il motivo del movimento di Vienna, daremo l’esatta traduzione di alcune parole, che troviamo nella Constilution di Vienna. » » Oggi già la camarilla è colpita dalla maledizione delle sue azioni indegne; essa è già avviluppata ne’suoi proprii lacci; già nello sviluppo coerente del suo disegno, si vede costretta ad abbandonare la palpabile menzogna del suo costituzionalismo ed a strappare colle proprie mani il velo all’assolutismo. Con ciò per altro compromette ella stessa la corona, e la mette nella falsa posizione di divenire parte nella guerra civile per non essere coperta da ministri responsabili. « « » Questa è la fatalità degli uomini della reazione : la storia d’ altri paesi non ha potuto ammaestrarli, ed insegnar loro che, quando si ha fatto i primi passi sulla via del governo democratico, non è possibile retrocedere. Noi, che desideriamo e domandiamo la sincerità del governo rappresentativo, siamo i veri amici del trono; mentre quelli, che sognano una impossibile reazione, compromettono ad ogni pie’ sospinto il principio monarchico. » Che si trovino dei nobili di vecchia data, dei funzionarii pubblici, i quali hanno perduto l’influenza, che cerchino ricondurre le cose al passato, anche a rischio di perder il trono, che dicono tanto amare, lo comprendiamo. Chi per diritto di nascita, di feudo e di primogenitura, circondato dai raggi che mandavano le sue armi gentilizie, era avvezzo di salire, di coprire il petto d’immeritati bindelli ed ordini, è ben naturale non possa amare il principio, che proclama 1’ aristocrazia delia giustizia, dell’eguaglianza e dell’intelligenza. Ma che \i sieno uomini del popolo, che possano lasciarsi sedurre dalle melliflue e gesuitiche parole di questi