362 48 Ottobre. (dalla Gazzetta) Notizie giunte questa mattina col vapore francese VAsmodée da Trieste, annunziano la totale disfatta di Jellacic per parte delle truppe Ungheresi, che vittoriose si volsero verso Vienna. Leggiamo nell’Alba: « Riferimmo ieri un articolo ufficiale del giornale francese il Moniteur, che diceva il luogo delle conferenze per gli affari d’Italia non essere ancora fissato, oggi sappiamo da sicura sorgente che il governo francese incomincia a indispettirsi del procedere dell’Austria, la cui politica tortuosa e poco sincera manda le cose per le lunghe, e cerca nella procrastinazione di ottenere quello che non le sarebbe concesso di conseguire apertamente e colla forza. Infatti mentre essa nega di chiaramente spiegarsi con le potenze mediatrici, e ora ad uno, ora ad un altro cavillo si appiglia, agisce da sè potentemente in Italia per ristabilire intera la sua autorità, e per poi far valere il suo dominio come un fatto compiuto. « Forte la resistenza dell’eroica Venezia le tiene sola la maschera sul viso. La Francia, che s’avvede in qual conto si tenga la sua mediazione, insiste perchè le trattative abbiano una pronta soluzione. Anche al governo francese pesa questa incertezza; perchè lo espone agli attacchi e agl’insulti dell’opposizione, e perchè gli va alienando la simpatia del popolo italiano, che avrebbe caro tenersi per amico. Ma v: è anche più potente cagione, che fa sì che il governo di Francia venga a noia la calcolata lentezza dell’Austria. L’armata di terra e di mare, a cui le marcie verso il teatro della guerra aveano accresciuto il desio delle battaglie, soffre impaziente della sua inazione, e mormora altamente contro le marcie e contromarcie, che poi a nulla riescono. L’armata, non preoccupata, come il governo, dell’incertezza d’una guerra generale e della difficoltà dell’impresa, non vede altro che il campo di battaglia, dove un popolo nobile ed infelice, sopraffatto dal numero, la chiama in soccorso, e dove l’aspettano gli stessi allori, che resero immortali i suoi padri. Lasciata da un canto la politica, l’armata s’inspira dal cuore, e le ispirazioni del cuore nelle masse, o armate o disarmate, son le più generose. Se dunque l’Austria non si decide e viene a palli, la Francia non sarebbe lungi dal minacciarla ancora di un intervento. Noi però non c’illudiamo, ed abbiamo la trista convinzione che, purché l’Austria ceda su qualche punto, la Francia non farà ua casus belli dell’assoluta indipendenza d’Italia. La nostra libertà, la nostra indipendenza dovrebbe esser prezzo dei nostri sacrifici)', del sangue nostro. In noi, nei governi italiani, sta la nostra redenzione. Che questi si decidano davvero ad entrar nella lotta; che chiamino tutte le forze vitali d’Italia sotto lo stendardo dell’indipendenza; che non si arrestino per puerili difficoltà o per ¡spavento dell’avvenire; che scendano essi sulle pubbliche piazze, e levino il popolo alle armi; che, invece di addormentare, eccitino la nazione e la chiamino a grandi cose: l’Italia sarà ancor libera. « A questo proposito sappiamo da fonte sicura, c l’animo ce ne gode,