448 Se vogliamo la pace domandiamola coll'armi in pugno: l’impresa è difficile, ma non impossibile; e se ci poniamo d'accordo, è forse meno ardua che non si pensa. Riconciliamoci col re di Napoli, induciamolo a riconciliarsi co’suoi popoli, induciamo i Siciliani a riconciliarsi con lui, o ad accettare le ragionevoli condizioni che gli offre loro: facciamoci mallevadori delle rispettive obbligazioni; e si finisca in questa guisa una guerra eh ile che travaglia l’Italia del mezzogiorno, e che tramanda i malefici suoi effetti anco all’Italia del Nord. Se Ferdinando non è stolto ei dee capire che lo stato attuale del suo regno non può durare, se non (intanto che dura la forza; che questa si consuma o che può rivolgersi contro di lui; che la Sicilia non la può ricuperar più, perchè nel caso disperato ella si getterà in braccio dell'Inghilterra la quale per sostenerci, spingerà la rivoluzione anco nelle provincie di qua dal Faro. Persuadiamo il Pontefice a rinunziare al suo ministero risponsabile quella parte di autorità temporale eh’è incompatibile co’suoi doveri di supremo pastore spirituale: persuadiamolo a separare gl’interessi politici dell’Italia, di cui i suoi Stali formano parte, dagli interessi spirituali della chiesa della quale fanno parte anche i nostri nemici : si riservi i secondi che a lui solo spettano, ed abbandoni i primi alla rappresentanza costituzionale del svio popolo ed alla responsabilità del suo ministero, Persuadiamolo che facendo altrimenti, ei perderà l’Italia e sé stesso, recherà agli Stati della Chiesa que’maii da cui egli vorrebbe preservarli. Persuadiamolo che ove l’Austria trionfi, le tre legazioni sono irreparabilmente perdute, uè forse il danno si limiterà a questa sola, benché cospicua parte de’suoi Stali. Assicuriamo al Granduca Fintegrità de’suoi Stali con quell’analoga arrotondazione che richiede la loro topografia. Formiamo fra lutti noi una lega offensiva e difensiva; e il re di Napoli, quieto ne’ suoi dominii, potrà fornire non meno di 50,000 uomini oltre l’eccellente sua marina: il Pontificio 20,000, e la Toscana 10,000: e se \i aggiungiamo i nostri, noi potremo presentarci al nemico con f40 a 150,000 uomini. Forse i’Austria non polrà opporcene di più: ma dato pure che ne radunasse 200,000, ella combatte sopra un paese clic deve contenere colla forza, e sempre disposto ad insorgere ove questa cessi appena dal comprimerlo: ella ha una linea lunghissima da difendere; ella deve procedere colla crudeltà e gli stermini], che in ultima analisi ridonderanno a suo nocumento, e gioveranno a farla esecrare in tutta l’Europa, ed a promovere un maggiore interesse per la nostra causa. Noi potremo attaccarla per mare, sbarcar truppe nel Veneto, bombardar Trieste, Pola, Zara, Fiume, distaccar l’Austria e la Dalmazia, porger soccorsi all’Ungheria, costringere i Croati a correre in difesa dei propri lari. Mandiamo emissari a concitar la Germania e la Boemia, a metter fuoco in Vienna, come l’Austria lo mette fra di noi. Tentiamo le suscettività della Prussia e dell’Olanda, e l’interesse che la Russia può trovare in una Italia indipendente. Cerchiamo volontari da tutte le parli: e questa Italia è cosi bella, e cosi splendida nella sua storia, ha tanfi meriti verso la civiltà europea, che non può mancare di trovar quelle stesse simpatie che trovò la Grecia. Senza una guerra europea l’Inghilterra non può gran fatto nuocerci; e con una guerra europea la Svizzera e la Francia sono con noi.