26 riali dell’esercito di terra e di mare, non che tutti i soldati, che lo compongono, prestino il loro giuramento allo Statuto, col quale atto solenne verrà con più stretto legame sancita l’unità della nazione, rendendo inseparabile la qualità di cittadino da quella di soldato, a questa attribuendo tutti quei diritti che la legge accorda indistintamente a tutti i nostri fedeli ed amatissimi popoli. Alessandria addì 28 agosto 4848. CARLO ALBERTO. Moffa di Lisio. 5 Settembre. il GOVERNO PROVnSORll! DI (EEZI1. L’esperienza ci ha fatto conoscere, che non la cooperazione dei regnanti, non le combinate battaglie, ma la sola forza del popolo può agire con lealtà, con fiducia e con energia in una generale insurrezione per iscacciare dall’Italia l’aborrito straniero, e per ridonare alla stessa la tanto vagheggiata libertà ed indipendenza. Se ciò fu provato dai luminosi fatti, e dall’effetto sollecito e brillante sui primordi dell’alta impresa ottenuto, fu provato altresì che senza la cooperazione del Clero questa guerra insurrezionale non può essere aiè robusta nè progressiva; poiché attenendoci alla sentenza tanto giusta, quanto pel Clero onorevole già espressa dal chiarissimo Demetrio Mir-’covich troviamo, che veramente noi Sacerdoti abbiamo la potenza esclusivamente capace di scuotere il popolo. Fu altresì provato nell’aureo scritto del Mircovich, che varj Preti furono caldi fautori della libertà e dei diritti dei popoli, e patrocinarono la causa della giustizia che è causa di Dio, ma che molti per turpi egoistici principj di orgoglio e di cupidigia noi furono finora giammai. Forse una vile timidezza, che per Falto di patria affetto in cuore a Dio consacrato non dovrebbe mai annidarsi, astenne una parte del Clero a perorare per la santa causa? Quando tutto il ceto Sacerdotale avesse bene eseguito, in ogni sinistro risultato il tanto feroce quanto astuto Austriaco tiranno avrebbe molto temuto di punire nel totale una classe d’uomini, che sul popolo conserva una tanto esclusiva potenza. Ma pur troppo fu conosciuto che tale freddezza del Sacerdozio (salva qualche eccezione) fu colpa dei Vescovi, i quali anziché adoprarsi robustamente a prò della patria, diedero, come danno, prove di disapprovare la condotta di que’Sacerdoti, che servendo alla patria adempiono il più sacro dei religiosi doveri. Ciò lo prova la pubblica opinione, le proteste di celebri scrittori, in fine lo ignominioso silenzio sempre usato dai nostri Superiori sopra quanto per dovere precipuo di coscienza dovea impegnare la loro parola ed i loro scritti; silenzio di cui saranno verso Dio responsabili. Così redarguirà dal Pergamo il chiarissimo ab. profts-