ci venivano mandati con buonamente; i quali eserciti regolari non poteva poi essa improvvisare su due piedi, e molto meno quando, il giorno appresso ad una rivoluzione, il soldato del despota vuol prima diventar cittadino, per levarsi d'attorno la macchia del disonore. E non fu no Venezia che scoraggiava i combattenti volontarii della terraferma, fu l'abbandono di chi doveva sorreggerli, furono le mancale promesse, fu il disprezzo, in cui si mostrò di tenere il cittadino che si leva a combattere per la propria casa, per la propria città, mentre con irrisione gli si faceva intendere che tale salvezza non gli poteva venire che da quell’esercito che gli si additava da lungi, tenendolo immobile, nuova lesta di Medusa, che dovea operare per incauto una novella e infelice sudditanza di popoli. Nò vorrà, crediamo, il Bianchi-Giovini che i fatti e i provvedimenti di cui abbiamo detto, poiché li niega al governo della repubblica, debbano essere attribuiti al governo dei 5 giorni, di cui non abbiamo alti da registrare, dal notaresco in fuori. Tutto ciò che ha fatto Venezia, lo ha fatto per mezzo del suo popolo, col mezzo de’suoi eletti, de’suoi rappresentanti, e gli attuali dittatori, come pure quel Tommaseo ch’egli schernisce, furono sempre una cosa sola col popolo, di cui interpretarono le volontà e gl’ interessi, e che condussero a salvamento per ciò solo che governo e popolo scambievolmente s’intesero, e furono e saranno sempre una cosa sola. Ed è ciò forse cui duole al G¡ovini, di non aver potuto mirare nell’ umiliazione, e nella sconfitta generale anche lo stendardo di S. Marco, ch’egli odia perchè stendardo del popolo. VOCI DEI GIORNALI SULLE COSE D’ITALIA. Leggesi nel Peuple Souvrain, in data di Lione 23 settembre: « Se crediamo ad una voce, accolta dalla Presse, il telegrafo avrebbe trasmesso alla nostra squadra del Mediterraneo l’ordine di recarsi dinanzi Venezia, per difendervi al bisogno quella città contro un assalto della flotta austriaca. » Leggiamo nel Censeur di Lione, del 17 corrente: » Un dispaccio telegrafico, emanato dal ministero delle guerra, e giunto ieri a Lione, s’informa presso l’intendente, se fosse possibile di staccare dall’ ambulanza della piazza quella della seconda divisione militare, che v’era stata aggiunta. Ciò indicherebbe egli forse che la seconda divisione debba fare un movimento in avanti? Si sa che l’armistizio tra gli Autriaci ed i Piemontesi termina fra quattro giorni. « Si legge nel Moniteur du soir: » È ufficiale che 1’ armistizio fu prolungato per domanda di Radetzky, e si assicura che l’indipendenza d’Italia è riconosciuta come la base delle negoziazioni. La quistione della Venezia è compresa in quella dell’Italia, e sarà discussa e regolata nel tempo stesso che tutti gli affari sottomessi alle conferenze dei mediatori inglesi e francesi. In quanto alla quistione di Sicilia, la Russia, la Francia e