457 di vita, qualunque moto, che la loro fantasia accresce secondo vuole l’intenso desiderio. Due oratori, salendo a questa tribuna, parlarono aneli’essi dell'emigrazione lombarda, e mostrarono con eloquenti parole uno stendardo, elio è quello del regno dell’alta Italia, inalberalo sulle vette della Valtellina, e preeipitantesi con disperato coraggio sui piani della Lombardia. Quegli oratori parlarono della vittoria di quella bandiera e della guerra civile, che le sarebbe tenuta dietro nell*infelice patria nostra. Ma s’io guardo a questo fatto, prossimo ad avverarsi, io rabbrividisco; io tremo dinanzi ad una vittoria, e tremo con tutte le membra dinanzi ad una disfatta. Che si dirà del nostro esercito del magnanimo nostro principe, se, dopo avere iniziala la guerra santa, noi stessimo spettatori dell’eccidio di una mano di valorosi Italiani, strascinati dalla disperazione ad un’impresa nobile, generosa, ma pure impari alle loro forze? Che si dirà di noi, che abbiamo francamente e sinceramente innalzata la bandiera costituzionale, che per essa siamo pronti a versare lino all’ultima goccia del nostro sangue, fintantoché il governo cammina francamente e sinceramente come fece, come fa ora; se non avremo, per quanto il comporta la nostra missione, affrettala coll’opera e colia parola un’impresa, che non si può senza grandi e polenti mezzi condurre a compimento ? Quella mano di valorosi, trasportati da un’illusione generosa, ingannati da un ideale, ignari delle realtà, accecati da ingiuste prevenzioni, sta per irrompere ad una impresa disperala. Oh! se la mia voce potesse giungere sino alle rupi elvetiche, io vorrei gridar loro: Evitate, non versate con prematuri sacritizii un nobile sangue. Abbiate fiducia nei vostri fratelli di Piemonte, che, se 11011 vagheggiano la libertà sotto le stesse forme di cui vi feste adoratori, sono pure al pari di voi e liberi soldati e liberi cittadini. Abbiale lede in noi, in voi, nella santa causa per cui combattiamo ; sieno dispersi i tristi germogli di divisione, seminali dal comune nostro nemico, e la vittoria sarà certa. Ora io mi riassumo. Nulla possiamo sperare dalla mediazione. 11 momento di rompere la guerra è opportuno. Le molliplici violazioni dell’armistizio ce ne danno il diritto. Ce ne impone il dovere lo stato della Lombardia, l'irrompente insurrezione, le spese enormi dell'armata, lo stato del nostro paese, i 50,000 soldati della riserva, per cui questo stato d’inazione è rovina. Ond’io, prima di porre il mio voto nello scrutinio sull’ordine del giorno motivato, deposlo sul banco della presidenza dall’onorevole deputato di Caraglio, o su quell’altro ordine del giorno che potrà venire presentato, io prego i signori ministri a dichiarare: \. Se essi banno stabilito un ultimatum, un termine alFAuslria per l’accettazione delle basi deila mediazione, e quale sia questo termine. 2. Poiché essi hanno dichiarato clic rifiuterebbero una pace disonorevole, se intendono cosi di riputare ogni patio che leda le fusioni volale dai popoli, e consentite con voto solenne dal nostro Parlamento, per la formazione del regno dell’alla Italia. 5. Se, in caso che le ostilità divenissero urgenti, l’esercito è parato alla riscossa. (Applausi.)