199 del capo-comico, si darà per lunedì un ameno trattenimento al tealro diurno a favore di Venezia. Parla poscia dell’ unione dei varii Circoli d’Italia, e legge a tale oggetto una lettera di quel di Venezia a quel di Roma, per formar centro in quella. Propose all’ assemblea la questione se abbia a scegliersi Roma, oppur Venezia per tale oggetto. Dopo uua lunga discussione, a cui prendono parte i cittadini Belaschi, Cernuschi, Lazzotti ed altri, viene scelta quest’ultima. Dopo di che, il cittadino Lazzotti legge alcuni paragrafi del proclama di Guglielmo Pepej e la note le determinazioni, prese dal Comitato di Torino a prò’ di Venezia. Invita la Commissione a informarsi nuovamente presso i signori sindaci dell’ esito delle comuni sollecitazioni, affine di procurare il soccorso di un milione a Venezia. Infine propone di eleggere una Commissione di sacerdoti, per raccogliere sottoscrizioni settimanali. Il Circolo approva per acclamazione i seguenti: RR. D. Piaggio di S. Donato, D. Bartolomeo Bottaro, monsignor abate Doria, D. P. Giuliani, D. G. Mainerò, canonico Ansaldo di Carignano, P. Ricca della Consolazione. 11 presidente è incaricato d’invitare i suddetti ad assumere l’onorevole ed insieme caritatevole incarico. 27 Settembre. {dall’ Indipendente) Riceviamo da Lugano il seguente indirizzo; AGL’ITALIANI. Quel partito ingenuo che tre mesi addietro gridava : Uiìione nella fede alle monarchie liberali!, pur troppo l’ottenne; oggi che i suoi re gli hanno dato il calcio al cospetto delle genti, e hanno logori, frusti e scornati i suoi patriarchi, e cacciatili giù dagli alti scanni dei ministeri . . . oggi che nuota in un’ aura di scherni e di maledizioni de’ popoli da lui tratti in inganno, Voi lo credereste almeno per pudore, se non per coscienza disdetto, pentito, e ritirato a piangere nel silenzio il suo errore . . . Mai no! Svergognati e rotolati giù dai gradini del trono a cui si aggrappavano, non sanno rialzarsi di per sè, e onorare il retto giudicio del popolo ; ma tutt’ ora s’ arrovellano a ricostruire i loro castelli di carta al-f ombra del trono: fanciulli fasciati di falsa scienza non sanno uscire dal loro limbo, non vogliono ingrandire alla luce della verità. Vedemmo bensì un giorno il povero Laffiltc quei che superbo di sviare dal suo scopo la rivoluzione del 1830 l’avea data a strangolare a Luigi Filippo — avvedutosi dell’ involontario suo peccato, scontarlo con pubblica confessione e col pentimento. Ma i nostri dottrinarii hanno dura la pelle come i’ingegno; e sfrontatamente si rialzano in tutta la boria d’uomini di livrea, baciano il piede che li onorò del calcio, passeggiano sul sangue versato per gioco, e tornano con fresca faccia a lavorare di seconda mano all’ opera non mai discontinuata del tradimento. L’Italia è impoverita, calpestala dal nemico: