468 la ritirata nelle fortezze, e clic in ciò non convenissero gii ufficiali. Si vocifera che si ami tentare la conservazione di Milano, arrischiando un fatto d’armi in campagna, e ponendo il quartier generale a Locate o a Lodi. Le truppe sono in continuo spavento, sembrando loro ad ogni istante di vedere Garibaldi sbucare da tutti i punti delia Lombardia. Però questa voce si giudica uno stratagemma militare, per dirigere le forze italiane alla parte superiore del confine lombardo, che, ivi richiamate, non potrebbero intercettare loro la ritirata alle fortezze, a cui guardano bramosi come unica tavola di salvamento ; perchè, ivi rinchiusi, possono lusingarsi di presto o tardi ottenere un componimento in Austria ed in Ungheria, e colle fòrze loro riconquistare questi paesi. Su dunque presto! venite, e pensate che da questo momento può dipendere la salvezza d’Italia, e che con un ritardo, voi potreste farvi risponsabili della sua rovina. » Movimento più prezioso non vi ha. Anche ai confini Svizzeri hanno da cinque mila giovani ardenti e deliberatissimi, che attendono furenti il vostro grido per piombare sul nemico. « La Gazzetta di Ferrara pubblica la seguente sua corrispondenza : Mantova 8 ottobre 1848. Dallo stupore che mi colpì in leggendo il veramente austriaco manifesto di amnistia, non mi riscossi che prorompendo in un grido di maledizione. Sì, maledizione alla ipocrita infame camarilla, che niente vuole smettere delle turpi assassine arti, che la resero sempre il flagello dei popoli! Maledizione a lei, che, irremovibile nelle vie del più abbonilo dispotismo, niente apprese, nè apprender vuole dal volgere dei molti anni, nè dall’ incontrastato progresso dello spirito umano^ nè dall’ attuale succedersi, anzi fulminar degli eventi ! Non si oblia il passato, si perdona al popolo lombardo-veneto ! ! perchè il perdono suppone la colpa, ed il popolo lombardo-veneto deve essere colpevole. Ma chi sia il vero colpevole tra il popolo lombardo-veneto, che all' armi corre per conquistare il più santo di tutti i diritti, la propria nazionale indipendenza, e non vi ricorre che dopo avere esperiti tutti i mezzi più pacifici, le più rispettose rimostranze, data prova di una longanimità piuttosto unica che rara; tra questo popolo od il-governo austriaco, i cui impiegati civili colla persecuzione e colle carceri, ed i cui sgherri in militare assisa e col ferro e col fuoco volevano soffocato ogni lamento del popolo, comechè manifesto nei modi dallo stesso governo concessi: chi sia il colpevole, giudicheranno gli_uo-mini, giudicherà Iddio. Come poi tale perdono non sia che momentaneo, e debba un giorno tornare amarissimo ai poveri Lombardi, traluce dal successivo periodo, malgrado 1’ arte satanica e il barbaro contorcimento con cui è redatto. Al concesso perdono » si fa solamente eccezione pel riguardo che si suole trovar conveniente per la confermazione degl* impieghi pubblici. « Ciò vuol dire, ed i falli il comprovano, che lutti gl’ impiegali onesti, probi, virtuosi, che si mostrarono amici del loro paese, veracemente Italiani, sono e saranno destituiti, e cacciati, se poveri, a mendicare a frusto a frusto un tozzo di pane per sè e per la sventurata loro famiglia, sotto il peso del peggiore dei flagelli, dell’ ira