452 questi sacrilìzii sono già conosciuti, e ne abbiamo meritata retribuzione nelle simpatie e negl'incoraggiamenti di tutta Italia, e nella coscienza di averci guadagnata la libertà, a cui aspiriamo. Oggi però noi andiamo superbi di registrare un nuovo atto di virtù cittadina, dal quale amici e nemici riconosceranno quanto sia grande in Venezia la costanza nelle avversità e l’amore della pallia indipendenza. Le spese per la guerra sono ingenti. I resoconti lo dimostrano ad evidenza, e chi rifletta alle tante necessità di una forte guarnigione e dell’armamento dei nostri navigli, ed alla continua sorveglianza che si deve esercitare ai confini delle lagune, per essere sempre al caso di render vana qualunque sorpresa, troverà che, per quanto si vadano sempre più introducendo nelle varie amministrazioni l’ordine e l’economia, le rendile naturali di Venezia non possono bastare alle spese. Le dogane nulla producono per la interruzione dei commercii ; le imposte domandano tempo e spazio, e noi non abbiamo territorio, nè possiamo attendere; l’unico rimedio adunque, che resta possibile per supplire al disavanzo, è il credito pubblico: in altre parole, i prestiti. E siccome all’estero sarebbe inutile, nelle attuali circostanze, il tentare di negoziarli, senza subire perdite enormi ed incontrare gravissime e lorse insuperabili difficoltà, il governo non può che fare appello alla carità cittadina, a quella carità che si può dire inesauribile. 11 governo adunque invitò i più ricchi cittadini, e chiese un prestito di tre milioni, fruttanti il 5 per 0/0, pagabili in 4 anni. Dichiarò che riceverebbe cambiali da tutti quelli, che non volessero o non potessero pagare in denaro, in quanto che non può negarsi essersi diminuita d’assai la massa del denaro circolante, sia per le grandi importazioni che si fanno, specialmente della Romagna, sia perchè infatti i timidi e gli avari, nell’epoca di agitazioni politiche, nascondono il numerario e si rifiutano alle più caute e più utili transazioni. Ottenuto il consenso dei sovventori e stipulata la relativa convenzione, il governo ricevette in parte denaro, in parte obbligazioni cambiarie, che sta per girare alla Ranca nazionale di Venezia, dalla quale in conespettivo gli vengono consegnali altrettanti biglietti, in titolali Moneta Patriottica, e da lei garantiti del valore di lire i, 2, 5 e 5 correnti, che hanno corso obbligatorio come denaro, e si ammettono al valor nominale in tutte le Gasse erariali e comunali. Benché dall’avviso della Banca nazionale e dall’analogo decreto del governo risultino ad evidenza le garanzie di questa caria e la superiorità della medesima in confronto a qualunque altra carta di Banco, non sarà inutile, per meglio illuminare la pubblica opinione, il ripetere brevemente le principali precauzioni, che vennero a tale effetto adottate, Siccome i sovventori ricevono dal governo l’interesse dell’annuo 5 per OjO, dal giorno in cui rilasciarono la cambiale, essi aggiunsero nelle cambiali stesse il corrispettivo interesse, pure del 5 per 0/0, fino alla scadenza, che fu determinata in sei rate, da luglio a dicembre 1849. La Banca non può emettere biglietti, se non per la precisa quantità del valore capitale delle cambiali suddette. Il coiitmissario governativo, un assessore municipale, un membro della Camera di commercio, e la reggenza stessa della Banca, devono scrupolosamente vegliare, affinchè nou siavi