261
servassero-3 che non si profittasse dello intervallo per guadagnare terreno — ina non già nel senso che a ciascuna delle parli belligeranti lecito non fosse munirsi nei propri confini ed ordinare ed aumentare le forze. Se i giureconsulti austriaci (cioè il sig. Giulay ed il sig. Radetzky) vogliono spingere la loro interpretazione alle ultime conseguenze, si crederanno autorizzati a sequestrare i danari e le munizioni da Locca clic l’obbligo dei Governi o il commercio o la generosità privata spedisce a Venezia — e tutto ciò colla massima legalità — per mantenere cioè in Venezia lo stata
</itO DELLA MISERIA E DELLA FAME ! ! !
    Ma v’è di più. Non solo gii austriaci col loro blocco di nuova specie contestano ingiustamente ai Veneziani l’esercizio d’un diritto die l’armistizio lascia intatto, ma essi medesimi rompono la fede dello armistizio, insultano ai patti giurati, perchè contro il diritto delle genti tentano intraprendere durante l’armistizio una operazione nuova, e slealmente profittano dello intervallo per guadagnare a spese della onoratezza militare e della solenne parola (se pure questi sono argomenti da invocarsi quando si tratta dell’Austria).
    Col loro blocco gli austriaci romperebbero davvero lo statu quo dell’armistizio — perchè al momento della conclusione di questo la flotta austriaca Irovavasi nel porto di Trieste, e non doveva uscirne per intraprendere nuove operazioni. Era già abbastanza che, con esempio insolito nella sloria degli armistizi, e per sempre deplorabile e vergognoso, la nostra squadra dovesse abbandonare il suo posto.
    Questi ragionamenti sono inconcussi nel modo onde fin qui fu inlesa la teoria degli armistizii. È vero che l’armistizio Salasco tanto differisce dagli altri, che può formare un genere a parte, meritevole forse di regole affatto speciali.
    Comunque sia, noi diremo al nostro Governo, clic le navi della squadra italiana devono attenersi alle regole del conosciuto diritto dell’onore nazionale; che devono gelosamente custodire la fede sotto la quale riposa la salvezza di Venezia e non permettere che sia violata neppure in minima parte.
    Ci siamo già congratulati con quegli uffiziali e marinari perchè ebbero la ventura di salvare il decoro delle armi e della bandiera, anche nel pericoloso e doloroso momento in cui dovettero salpare da Venezia; loro abbiamo l'alto conoscere che Genova tiene conto della costanza con cui respinsero lino all’estremo l’esecuzione del deplorabile paltò, cosicché anche nell’atto di abbandonare la dolente regina dell’Adriatico ebbero la certezza di non cederla agli unghioni nemici, e di non allontanarsene tanto da non poterla sorvegliare ed all’uopo soccorrere.
    Ora sappiano che sarebbero da noi tenuti come colpevoli e disonorati se quasi a vista loro FAustriaco impunemente commettesse una così impudente violazione di quello armistizio che ài nostri toccò eseguire con tanta umiliazione ed amarezza di cuore. Se un atto così sfrontato ed insultante e pregiudizievole si tenta dalla squadra dell’Auslria, la nostra È in pieno diritto di recarsi a proteggere Venezia, senza aspettare la benevola mediazione dei legni francesi od inglesi. Armata del suo diritto, subito accorra; la dignità è bella soprattutto in chi lotta contro un nemico