453 A Cittadella si coprono nuovamente col cappello all’italiana, e portano coccarde tricolori, che, tolte loro una volta, ripresero, nè smetteranno più. — Tutti sono decisi a liberarsi a qualunque costo dall’oppressione straniera. — Ieri (27 corr.) que’ di Noale, mentre stavano sulla piazza del mercato, udendo il cannoneggiamento da Mestre e la lotta impegnata, si accendevano di spirili marziali; ed essendo avvenuto che si mostrasse un forte picchetto di cavalleria tedesca, gli mossero incontro in massa a tale da spaventar i cavalieri, che relrocessero a briglia sciolta; de’contadini, che guidavano carri di roba tedesca, udendo il cannone, staccarono le bestie, e, fuggiti con quelle, lasciarono sulla strada i carri. In somma, il segnale dato da Venezia non poteva venire in punto migliore. La sessione cominciò con un discorso letto da Vincenzo Gioberti per ringraziare la Camera d’averlo eletto a presidente, considerando la sua elezione a moderatore dei parlamentari dibattimenti come un’adesione dell’Assemblea a quei principii politici, che egli prolessò costantemente, e dai quali non si allontanò per calamità di tempi e per mutar di circostanze. Questo discorso, con molto accorgimento dettato, gli valse ripetuti segni di approvazione, che non avevano troppo buon suono sovra il banco delle eccellenze. Il ministro degli affari esterni prese il primo la parola. Disse osservare che la nostra posizione attuale per ricominciare la guerra sia buona, ma che bisogna aspettare ancora, perchè può diventare migliore. Mostra di credere che la guerra tra gli Slavi e gli Ungheresi è appena incominciata; quando sarà latta più intensa, allora cadremo sul nemico già estenuato. Non doversi prendere per le orecchie il cane arrabbialo, ma sibbene doversi aspettare che il veleno gli abbia corrose le viscere. Racconta come i Romani, gran maestri in guerra, cercassero di avere degli alleali, e si stupisce che gli oratori precedenti abbiano parlato con collera e disprezzo della Germania, dell’Inghilterra e della Francia. Concede essersi la Dieta di Francoforte male condotta con noi; ma afferma che ora ha mutato intendimento e mostra segni di simpatia verso l’Italia. Dichiara avere l’Alemagna interesse a che l’Italia divenga forte e libera; dichiara ingiusti i rimproveri fatti all’Inghilterra, la quale ha essa pure interesse al benessere del nostro paese. Dover noi avere gratitudine alla Francia, la quale, se non intervenne a nostro sussidio, coll’ordinare l’armata delle Alpi, fu il vero motivo perchè Radetzky non passò il Ticino. Dichiara che il ministero farà la guerra, quando ne avrà scorte le opportunità, ed in allora si domanderanno al Parlamento gli uomini ed i mezzi lìnanziarii. Infine conclude che il farla adesso sarebbe disdicevole, perchè s’avrebbe l’aspetto di seguire il consiglio di mettersi alla coda di un pugno di repubblicani lombardi, attualmente in Svizzera; afferma che quel partito egli lo conosce, 28 Ottobre. Gazzetta) PARLAMENTO PIEMONTESE CAMERA DEI DEPUTATI — Sessione del 20 ottobre.