4 fosse al possesso della sua libertà e della sospirala indipendenza, esigeva, che si valicasse il Po onde inseguire più d‘appresso il barbaro e fuggente oppressore. Noi al pari dei loro detti accorremmo veloci, e nel venir ben presto a tenzone col nemico, resistemmo da veterani all’impeto di quello. — Sventuratamente benigna non ci arrise la sorte; ma non fu nostro l’errore, che le boscaglie di Cornuda, le amene campagne della Venezia, la Città di Treviso, la non mai abbastanza lacrimata resa di Vicenza, la quale al certo farà meravigliare anco i tardi nepoti, sono indubbie prove del nostro coraggio, e del caldo affetto, che alla Patria ci lega; ma di coloro bensì fu la colpa, i quali a Duci delle nostre Legioni, fatte poche onorevoli eccezioni, posero od uomini inetti o traditori, i quali ci privarono dei mezzi di difesa e fomentarono tra noi gli odii intestini : di coloro, che non vollero armarsi di coraggio civile per ¡scuotere dal sonno di morte colui, che dopo aver benedette le sante Bandiere, dopo aver dato l’impulso alla Santa Guerra ci abbandonò nel momento supremo del pericolo e pentissi d’avere accomunato la sua causa a quella del popolo: di coloro, che lasciarono libero il Campo ai neri nemici d’Italia di preoccupare P animo di lui con panici timori, raunarsi ad infernale congrega, e apparecchiare i mezzi della nostra distruzione e della mina della Patria. — La missione, che essi ci affidarono non è adunque compiuta. — L’ITALIA non è libera ancora. —- Anzi di presente trovasi in istato più miserevole e in condizioni assai peggiori: sendo che le Austriache belve cacciate a colpi di bastone dall’ eroiche città Lombarde, eransi rintanate solo nei Forti di Peschiera, Mantova, Verona : la Venezia libera del tutto, Modena e Parma anco dai loro tiranùelli : tutti gli stati, tutti i popoli d’Italia eran pronti all’offesa: tur re potente, sebbene con simulate frasi di fratellanza, di amicizia e di disinteresse, sen veniva con formidabile esercito sul campo della gloria: le politiche vicende, 1’Europa intera favoreggiavano la nostra causa. Oli! momento fortunato, se un uomo di alta levatura, e di cuore magnanimo ne avesse saputo trarre profitto. Ma ora l’orizzonte Europeo si è alquanto rischiarato per nostro danno: l’ardente spirito di libertà e di nazionalità, che agitava violentemente la Germania, è venuto meno per le ottenute concessioni: le nordiche fiere sono sbuccate dai loro antri ed infestano la Lombardia e le Venete città : Modena e Parma di nuovo riconquistate dagli espulsi signorotti: fallite le speranze concepute su di un re bombardatore delle sue più belle eittadi: i crocesegnati Toscani barbaramente sacrificati da un altro re le mille volte traditore, sono quasi al nuli« ridotti: i Pontificii dopo le loro gesta gloriose in gran parte sbandali : le truppe Piemontesi tradite dal loro Duce e volte in fuga precipitosa restituite ai proprii confini. Se allora dunque era necessario il nostro braccio, molto più lo sarà oggi: noi siamo memori del giuro, che facemmo dinanzi agli uomini ed a Dio, di vincere cioè, o di morire: noi perdemmo, ma viviamo, dunque di nuovo alla pugna, nè deporremo le armi finché un solo, un solo straniero osi calcare questa terra di paradiso: e se 11011 ci verrà concesso per il momento d’incominciare le offese, veglieremo alla custodia dei noslri confini. — Se oggi cedessimo vilmente le armi per saziare le brame dei tri-iti, che direbbe di noi la Patria, l’Italia, l’Europa? Ci appellerebbe a