76 la forza delle cose e la nuora capitolazione del re di Sardegna hanno rotto. Il diritto delle genti, lo esigenze diplomatiche più schifiltose uul-1’ hanno a ridire : Venezia debb’ essere qual la capitolazione di marzo e quella d’ agosto la fecero, signora di sè. Ora, con la voce del suo governo, con la voce della sua Assemblea, che uscì dal suffragio universale, ella si rivolge alla Francia. La Francia, prima ancora di sapere i nuovi avvenimenti, le manda le sue nasi; e questa specie di divinazione benefica è di lietissimo augurio per l’esito della guerra. Ma, pur rallegrandosi del fatto, Venezia non potrebbe nascondersene l’importanza, non potrebbe lasciar di compier il dover suo fino all’ultimo. La Francia sente, al pari di noi, che la vita politica di quella città non è se non l’effetto ed il pegno della vita politica del paese lombardoveneto tulio quanto. Ella tende a sciogliere la questione in maniera pacifica; e noi non potremmo biasimamela nè lagnarcene, purché sia raggiunto lo scopo. Mi sia lecito esaminare i mezzi. Ben si vede non esser questa una nota diplomatica: io giudicherò le cose come scriltora soltanto; ed io solo debbo essere mallevadore de’mici sentimenti. Uopo è innanzi tutto notare una differenza onorevolissima fra il 4848 ed il 1831. Le promesse, che furono date all’Italia dal governo della Repubblica, o dagli uomini autorevoli del momento, non ebbero nè la qualità nè la sembianza d’ una tentazione perfida; le furono sempre soggette al bisogno pienamente provato, alla domanda espressa che l’Italia facesse d' un soccorso. Finché gl’italiani, o coloro che parlavano in lor nome, stimarono di poter bastare a sè stessi, la Francia non mostrò voglia alcuna d’ingerirsi nella loro contesa ; non ascose cupidigie impure sotto le apparenze d’una generosità cavalleresca; non mercatò la sua spada, come farebbe un soldato di ventura. Non ricorderò dunque alla Francia le sue promesse da febbraio innanzi, se non per ringraziarla del non aver esse passato mai certi limiti; non le ricorderò se non per dire eh’è venuto il momento d’attenerle. Coloro che escludevano il suo soccorso fraterno, coloro che gettavano contro a’ loro avversarii politici 1’ accusa bugiarda d’ averlo invocato, ora il chieggono. La nazione intera, con la voce delle assemblee e de’ giornali, dei governi e della guardia nazionale, degli ambasciatori e degl’inviali straordinarii, fa chiara l’unanimità de’suoi voti. La non è l’antica storia delle intervenzioni, promosse da un partito, da una passione, da un interesse isolato; gli è un diritto santo che invoca un dovere, un principio che cerca la sua guarentigia ove può trovarla. Tacerò delle speranze d’ utilità materiale, che potrebbero muover la Francia; arrossirei di ristringere ed abbassare la questione, togliendole quella grandezza in cui solo sta la sua importanza a’ miei occhi. La compendio in una sola considerazione. La Francia ha al presente il diritto d’aiutarci coi mezzi più efficaci, perchè ne ha il dovere : il quale dovere non deriva dalla tale o tale parola, detta dal tale ministro o dal tale deputato; la grandezza medesima della nazione glielo impone; la non potrebbe abiurarlo senza rinnegare sè stessa. Ella non promise nulla all'Italia; ma si obbligò con sè stessa ad essere sempre la Francia, a sostener sempre quella parte onde la Grecia ed il Belgio hanno tanto a