507 ben diverse, per forma di governo, per principii, per antecedenti impegni, per rapporti dipendenti dalla rispettiva geografica posizione, ecc. ecc. ecc. E dal suo canto che fece l’Austria in veggendo la Francia, già possente in armi e minacciosa, or venirle modestamente innanzi con la toga di un giudice di pace? Fece quel ch’era ben d’attendersi che facesse. Sulle prime diede risposte evasive, e poi accettò la mediazione, ma pare che l’accettasse con caute riserve e fors’ anche con qualche restrizione mentale; perocché dal segreto dei gabinetti traspirò esser ella ben lungi dall’accettare speditamente, nè le proposte coudizioni, nè altre che tendano a diminuire la sua potenza e preponderanza in Italia. Così adoperando, ella acquista tempo per tenere durante il verno in disagio l’armata Francese e smorzarne nelle nevi delle alpi l’ardore, per meglio prepararsi alle nuove guerre che per lo meno dall’Italia si attende, per sedare possibilinento i moti rivoluzionarii della Germania, per impoverire di uomini, d’armi e d’ogni utile cosa le provincie militarmente occupate, per ristorare alquanto le sue oberate finanze, e per procacciarsi alleanze cogli artifizii, nei quali è antica maestra. Colla all’istante, sarebbe per la Francia una debole nemica; lasciala per qualche tempo pacifica nella officina delle sue celebri macchinazioni, tale potrebbe uscirne da far battere Tanche Italiane e alcun poco forse le Francesi. Che più? Essa schernì la proposta mediazione col dire, dappresso un osservabile ritardo, che già trattava direttamente la pace coll’Italia, locchè in fatto non era; e la schernisce anche dopo averla accettala, perchè fa o lascia commettere dalle sue truppe atti sempre e dovunque condannati dal diritto delle genti, in corso di simili trattative. Per noverarne alcuni soltanto, diremo che sebbene sia regola generale che, durante una tregua, il faut laisser toutes choses en cet état, corame elles se trovent dans les lieux dont la possession est disputée (Yattel); le austriache truppe dichiarano invece il blocco di Venezia (un blocco che, per mancanza di mezzi sufficienti, neppur può essere riconosciuto); costruiscono, benché indarno, intorno ai Veneti forti alcune opere che non avrebbero potuto intraprendere avec surelé au Vdilieu des hostilités ; spogliano, come dicemmo, le provincie militarmente occupate, d’uomini, d’armi, di danari e d*ogni cosa che ha prezzo; manomettono in alcuni luoghi, secondo più relazioni, persino gli arredi sacri, e persino rapiscono di ogni ceto fanciulle, lasciandole poi stuprate, sformate e alcune morte della morte fra tutte crudelissima, cui soltanto un Cacano degli Avari poteva condannare in Cividale Romilda, indegna vedova del valoroso Gisulfo. Le quali cose, se offendono mortalmente l’Italia, alle grandi potenze mediatrici non giovano. Che dirà la storia di esse, e massime di quella generosissima fra le nazioni, che, non parole e protocolli, ma fatti ed «irmi ci prometteva, e che tanto potè tollerare in onla alla sua stessa mediazione? Eppure noi siamo convinti che quella nazione altamente disapprovi il contegno del suo ministero, e che, udendo il racconto di questi fatti, ne frema. Possiamo ben credere, poiché lo disse il sig. Cavaignac, nel 21 agosto, che primo pensiero della sua nazione fosse di soddisfare agl'interessi del suo onore e della sua politica, senza turbare, s'era pos-