456 Voi sapete come l’austriaco governo, anzi dirò meglio, [’austriaca camarilla abbia rispettato quest’ armistizio, e noi lo sappiamo per bocca dei signori ministri stessi, come i nostri nemici l’avessero ad ogni passo calpestato, coni’essi avessero ricominciato gli attacchi contro Venezia, come avessero rifiutato di darci il parco di artiglieria lasciato in Peschiera. Clic cosa fecero i mediatori? A detta dei signori ministri, per un atto di solenne giustizia i signori mediatori, i rappresentanti delle due grandi nazioni, [’Inghilterra e la Francia, fecero come fanno i sensali delle nostre botteghe, cioè tagliarono la cosa per metà, e dissero: metà del parco vada al Piemonte, metà all’ A usi ria. (Sensazione.) Il ministro degli affari esterni diceva testò: voi volete fare la guerra, ma procuratevi alleati, non gettate, non lanciate amare parole contro la Francia, l’Inghilterra e la Germania; e bene a ragione. Ma (piale di noi ha mai gettato una parola di scherno contro la dotta, la libera Germania, contro il tenace amatore di libertà, popolo britanno, contro la gagliarda e generosa nazione francese? Un oratore, accennando a quella nazione, molto giustamente diceva: volete quei popoli amici? Siate popolo gagliardo, abbiate virilità di propositi, abbiate energia di coscienza; allora il Germano, il Britanno ed il Francese vi porgeranno la mano. Sia pur bene quanto diceva il ministro degli esterni, perchè io lodo i popoli che amano i forti, e biasimano i vili, e per avere l’amor dei popoli mostriamoci generosi, mostriamoci forti, e non gli avremo solo amici, ma alleati. (Applausi.) Dunque la mediazione è inutile! dunque la guerra!! tremenda parola!! Io ben so com’essa suoni trista ed amara, lo ho visitate testé alcune delle nostre provincie, ho visitata la capanna del povero e semplice manufatturiere, sono entrato nei luoghi dove guadagna l’operaio il pane del giorno, e so come la guerra pesa, più che sovra gli alili, sopra il popolo. Non per ciò io credo che questo motivo debba trattenerci dal lare la guerra, poiché, il ripeto, questa in cui noi siamo non è pace, questa è guerra ignominiosa : noi abbiamo tutti i mali della guerra in questo momento, senza averne il vantaggio, senza averne le speranze, senza averne la gloria, più un imprestito forzato, un’armata permanente di cento e trenta mila uomini. E le famiglie desolate dei trentamila soldati della riserva, e le città e le campagne lombarde giacenti sotto la verga del Croato, e l’immensa emigrazione lombarda? Fu detto dal ministro degli esterni che se noi ricominciamo la guerra, ciò sarebbe tener dietro ad una fazione di esuli lombardi, che minacciano di rialzare nelle terre lombarde un’altra bandiera che non è la nostra. Ed il ministro usava amare parole, parlando di quegli esuli e dei loro intendimenti. Ma non tutti gli esuli lombardi appartengono a quel partito, cui accennava il signor ministro; e tulli sentono dolorosamente e gravemente le pene dell’esiglio. Il male dell’esilio, il signor ministro deve averlo provato, e non mi disdirà cerio, è tale e tanto che inacerba gli animi, eccita le passioni e conduce talvolta a storli giudizi ed a precipitose determinazioni. I poveri esuli, dalla cima delle rupi elvetiche, guardano con ansia affannosa i diletti loro piani lombardi, e cercano cogli occhi indagatori qualunque spiro