384 molte provincie della penisola sono ancora silenziose, la loro quiete non è quella della tomba, ma è quella che precede il fulmine e l’uragano che schianta i cedri del Libano. Laonde a noi non sembra soverchia presunzione l’attendere la salute d’Italia prima da Dio e poi dal Popolo; dappoiché questo Popolo in brevissimo tempo ha già salito la lunga scala della propria educazione sociale, e la turba innumerevole de’ contadini, da’braccianti, degli artigiani, de’ bottegai, de’piccoli industriosi; di tutti coloro che vivono alla giornata e col presso delle loro fatiche o delle volgari loro industrie, tutti costoro che formano forse tre quarti della nazione italiana, qualunque sia il convincimento del chiarissimo Bianchi Giovini, tutti costoro, sentono l’entusiasmo di patria, e il sentimento della nazionalità, conoscono il valore e l'importanza dei loro diritti e dei loro doveri, nè più vogliono essere stranienti passivi della tirannide del principato, sia esso monarchico o costituzionale. E questo stesso spirito, pare un prodigio, ma esaminandolo attentamente è un fatto reale e in ogni classe ed in ogni ceto di persone, nei ricchi e nei poveri, nei nobili e nei non nobili, nei possidenti e nei non possidenti, nei dotti e negl’idioti, nei culti e nei volgari. Epperò, mi giova qui riportare le parole che giorni sono leggevansi a questo proposito nel Giornaletto Fatti e Parole. Allora quando il medesimo sentimento è nella gente educata e nell’ incolta, nei vecchi e nei fanciulli come negli adulti, nelle donne come negli uomini, allora è il Popolo che si muove e questo è il Popolo del quale domanda [’Opinione non una persona, non poche: allora io credo alla rigenerazione sua, di'è matura nei disegni della Provvidenza, perchè meritata da lui. La prontezza e la gioia serena con cui si incontrano dal Popolo tutto i sacrifizii per la redenzione della Patria, e noi aggiungiamo, l’esempio del popolo di Venezia, la dignità e la moralità con cui sa ornai sostenersi in un governo libero e democratico perfettamente mi fanno credere all’ infallibità del trionfo della nostra causa nazionale. La differenza da uomini a popolo più non esiste: figliuoli tutti della medesima creazione, tutti sono fratelli ; a tutti è stato plasmato un medesimo corpo, tutti dalle medesime labbra divine hanno ricevuto lo spi-racolo della vita. La distinzione sociale non è più nelle classi, ma nella virtù e nell’adempimento più o meno perfetto di quei doveri che a ciascheduno sono stati imposti dalla Provvidenza; onde lutti, perchè ne siano capaci e meritevoli, hanno il diritto ai medesimi posti d’onore^ come si hanno l’obbligo dei medesimi sagrifizii. Non appartengono al popolo, epperò alla società, solamente coloro i quali da se medesimi se ne allontanano con rendersene nemici e persecutori; coloro che cercano in ogni modo e con ogni maniera di viltà e di delitti supplantare e tradire i pro-prii fratelli, che si stimano i soli dell’universo, che si credono falli per nessuno, tutti fatti per essi. Non sono Popolo i principi, gli orgogliosi, i crudeli, i suisti; non sono Popolo le bandiere di ogni forma e di ogni colore, coloro che oggi predicano la libertà e domani plagiano la tirannide, che venderebbero Cristo per meno ancora di trenta denari, che non temono il disprezzo delle genti, non sentono i rimorsi dell’anima. No costoro non sono nel Popolo, essendo armati sempre, e sempre in lotta.