252 4 Ottobre. (dalla Gazzetta) Con questo titolo ci Ai indirizzato da Firenze un foglietto a stampa, contenente due lettere di Nicolò Tommaseo, piene di si generosi sentimeli li, e di tanto alletto per questa disgraziata, ma or gloriosa Venezia, che, se da un lato c’inorgogliano, dall’altro ci colmano della più viva gratitudine verso colui, che con tanto ingegnoso amore e perseverante zelo ci rappresenta. Ecco le due lettere : Caro Viesseux. Di quanto fate a prò’ di Venezia, e Venezia e l’Italia vi debbono riconoscenza grande; e gl’italiani vorranno, spero, ciascuno secondo le sue forze, imitare il vostro nobile esempio. Il prestito, che Venezia domanda, oflreiido in pegno i suoi capolavori dell’arte, moverà quanti hanno cuore commiserazione e rispetto di tanto urgente e onorata necessità. Che direbbero gli stranieri se, nemmen con imi po’di danaro, gl’italiani curassero di salvare la dignità dei fratelli; se non sapessero, nemmeno in questo, dimostrare concordia, e con quest’arme combattere l’inimico ? Basta che ciascheduna delle italiane città metta insieme la somma corrispondente al valore d’un quadro della scuola veneta, e il prestito è fallo. A tutte e a ciascuna delle città d’Italia rivolgete, caro Vieusseux, in nome mio questa voce. Come è degna cosa che la gloria passata assicuri ad un popolo coraggioso il decoro avvenire, e che la pura bellezza sia mallevadrice di pura libertà! il tempo stringe: ogni ora di aspettazione è a Venezia un’ora di angoscia. Quel povero popolo ha dato alla patria tutto quello che aveva, e portò alia zecca le sue argenterie con quell’ansia ch’altri correrebbe a ricevere ricca mercede. E ricca mercede ha dalla sua coscienza e dalla stima del mondo, che imparerà ad apprezzarlo. Italiani! Venezia, difendendo sè, difende l’onore vostro: se non di lei, abbiate pietà di voi stessi. NICOLO’ TOMMASEO. JL Tommaso NicoSo' Vommetseo. Io tengo per fermo che, senza l’aiuto de’sacerdoti, non si possa altamente commuovere l’affetto de’popoli: e credo che, senza l’affetto del popolo, non possano le nazioni risorgere a vita più degna. Però desidero che anche in quest’opera del soccorrere alla necessità di Venezia sia invocata l’intercessione del clero: e Venezia lo merita, dove il senli-mento della pietà religiosa conservasi, grazie a Dio. Rivolgetevi, caro Gar, a quelli tra’sacerdoti toscani ne’quali è vivo l’amore al decoro di Italia; e ne abbiamo non pochi e più ne avremmo, se quelli che taluno chiama loro pregiudizii, noi non avessimo provocati coi pregiudizii nostri. Nel bel paese toscano, dove il popolo fece sì grandi cose a forza di