45 forestiera era più potente di chi reggeva lo Stato ; gli oratori oltramontani andavano e venivano dal campo senza pur farne motto al ministro che era sopra agli affari esteri. Singoiar cosa, signori, e ottimo preludio al nostro vivere costituzionale: L’Inghilterra e la Francia ebbero più parte nel maneggio dei nostri affari, che noi medesimi ; c ciò venne avvisatamente ordinato per porre in sicuro l’autonomia d’Italia e il suo decoro nazionale. Io tacerei questi fatti e non moverei tali querele se parlassi in altri tempi o in altro paese ; perchè, se bene importi lo svelare i disordini, più monta ancora lo salvare la persona del principe. Ma fortunatamente il nostro re è tale che non può cader sopra di esso il menomo sospetto di questa sorte. La costituzione che abbiamo fu un suo spontaneo e liberissimo dono; or chi potria imaginare che chi ce l’ha largita con tanta generosità voglia menomamente offenderla o alterarla ? Tutti sanno con che scrupolo egli proceda in queste cose ; e come eziandio in sul fervore della vittoria, e fra quelle prosperità che spesso inducono i capitani ad abusare il loro potere , egli amasse di lasciare ai ministri ogni politico ordinamento. Niuno ignora che nelle controversie versanti sulla riforma dello statuto e sull’assemblea costituente, egli fu largo e condiscendente al desiderio popolare; onde correa in Lombardia questo motto : che il voto regio era il più liberale di tutti nel consiglio dei ministri. Che se il governo clandestino, di cui vi parlavo, è affatto estraneo al principe, chiederà taluno in cui e dove risegga. A tal domanda io sto cheto, perchè intendo di esporre cose certe e non semplici congetture. Basta che tal governo abbia luogo , qualunque siano i suoi conduttori ; e non si scosterebbe dal vero chi lo credesse composto di quel volgo censito ed illustre, che non vede più lungi della corte e del municipio; o veramente di quei retrivi che adorano 1’ Austria e rimpiangono i gesuiti. Voi vedetej signori, che se non fosse per altro, perciò solo i passali ministri avrebbero dovuto dismettere il loro grado. Come potevano essi onoratamente accollarsi la malleveria delle azioni che i nemici della patria operavano sotto il loro mantello ! Come potevano in coscienza assistere alla ruina delle nostre inslituzioni, serbando un posto che non somministrava il potere d’impedirla ? Essi rinunziarono, e vennero rimunerati colla ricompensa più dolce che desiderar si possa, qual si è l’applauso dei buoni e la stima pubblica. I loro successori saranno forse più fortunati? Io lo desidero di lutto cuore, ma non lo spero molto. Me ne fan dubitare le circostanze ^medesime dell’elezione, il procedere ambiguo, contradittorio, e la stessa origine del nuovo governo. Come potrà contrastare energicamente alle trame nascoste un ministero che ne fu l’effetto ? Ben sapete, o signori, che si trattava di dare ai ministri scaduti tali succedanei che perseverassero sostanzialmente nelle massime della lora politica; e che il sapientissimo principe non era alieno da questo partito ; poiché fra gli incaricati di ricomporre il consiglio e’ era uno degli antichi membri. Non vi è pure ignoto come il disegno sia stato interrotto; e quali arti soppiatte altri adoperasse per mutare lo stile del reggimento. Nè io già accuso di tali maneggi i nuovi ministri ; uomini tutti onorandi, mossi da buone