23 Ottobre. POCHI VERSI DI ALESSANDRO MANZONI. Àlla illustre memoria di Teodoro Kórner, poeta e soldato della indipendenza germanica, morto sul campo di Lipsia il giorno 17 di Ottobre 1813, nome caro a tutti i popoli che combattono per difendere o per riconquistare una patria. MARZO 4821. Soffermati sull’arida sponda, Volti i guardi al varcato Ticino, Tutti assorti nel nuovo destino, Certi in cor dell’antica virtù Ilan giuralo : Non fìa che quest’onda Scorra più fra due rive straniere, Non fia loco ove sorgan barriere Fra l’Italia e l’Italia mai più! L’ han giurato : altri forti a quel giuro Rispondfcan da fraterne contrade, Affilando nell’ ombra le spade Che. or levate scintillano ai so!. Già le destre hanno strette le destre, (ìià le sacre parole son porte : O compagni sul letto di morte , O fratelli su libero suol. Chi potrà della gemina Dora, Della Bormlcla al Tanaro sposa, Del Ticino e dell’Orba selvosa Scerncr 1’onde confuse nel Po? Chi stornargli del rapido Mella K deirOglio le mille correnti? Chi ritorgliergli i ni lle torrenti Che la foce dell’Adda versò ? Quello ancora una gente risorta Potrà scindere in volghi spregiati, K a ritroso degli anni e dei fati Risospingerla ai prischi dolor; Una gente che libera tutta, O fia serva fra l’alpe ed il mare, Una d’arme, di lingua, d’altare, Di memorie , di sangue e di cor. Con quel volto sfidato e dimesso, Con quel guardo atterrato ed incerto, Con che stassi il mendico sofferto Per mercede nel suolo stianier, Star doveva in sua terra il lombardo ; L’ altrui voglia era legge per lui, 11 suo lato un secreto d’altrui, La sua parte servire e tacer. T. IT. O stranieri, nel proprio retaggio Torna Italia e’1 suo suolo riprende; O stranieri, strappate le tende Da una terra che madre non v’ è. Non vedeic che tutto si scote Dal Cenisio alla balza di Scilla ? Non sentite che infida vacilla Sotto il peso dei barbari piè ? 0 stranieri, sui vostri stendardi Sta l'obbrobrio d’un giuro tradito ; Un giudizio da voi proferilo V’accompagna all’iniqua tenzon. Voi che a stormo gridaste in quei giorni: Dio rigetta la forza straniera, Ogni gente sia libera, e pera Della spada l’iniqua ragion : Se la terra ove oppressi gemeste Preme i corpi dei vostri oppressori, Se la faccia d’estranei Signori Tanto amara vi parve in quei di; Chi v’ha detto che sterile, eterno Sana il lutto delle Itale genti; Chi v'ha detto che ai nostri lamenti Saria sordo quel Dio che ci udì ? Sì, quel Dio che nell’onda vermiglia Chiuse il rio che inseguiva Israele, Quel che in pugno alla maschia Giaele Puse il maglio ed il colpo guidò, Quel eh’è Padre di tutte le genti, Che non disse al Germano giammai : Va, raccogli ove arato non hai, Spiega l’ugne, l’Italia ti do. Cara Italia, dovunque il dolente Grido uscì del tuo lungo servaggio, Dove ancor dell’umano lignaggio Ogni speme deserta non è, Dove già libertade è fiorita, Dove ancor nel segreto matura, Dove ha lagrime un’alta sventura Non c’è cor che non batta per te. 27