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    L’assemblea stabiliva con unanimi applausi che una deputazione <li 30 membri si porlasse domani (46j presso i sindaci, e facesse conoscere altamente che peserebbero sul corpo decurionale latte le conseguenze di un rifiuto, che offendeva l’onore del popolo genovese. Il presidente fissava il luogo di partenza dal Circolo per le dodici meridiane, e invitava tulli a mantenere quella calma e dignità, che erano voluti dal senno dei Genovesi e dallo scopo propostosi.
    Cadendo quindi l’esame dell’invio di 100 Lombardi a Venezia, e della mancanza di fucili per esserne siali spogliali dal governo* comunque di loro proprietà, si dava incarico alla Commissione di richiedere conto dei 400 fucili depositali presso la polizia; ed anzi di farli ritirare tutti, onde impedire l’abuso per parte dei birri.
    Letto un indirizzo della deputazione veneta alle donne genovesi, per la formazione d’un Comitato di soccorso a Venezia, è approvata la proposizione di nominarne un numero sufficiente, coll’incarico d’una lotteria, e della distribuzione di cartelle per P imprestito di Venezia.
    Già erasi sciolta la sessione, quando l’annunzio dell’arrivo d’un messaggio del Circolo nazionale, lece ritornare la numerosissima assemblea nella sala.
    Erano i cittadini Caracciolo e Viale, incaricali dal Circolo nazionale di chiedere il concorso del Circolo italiano ad una nuova protesta contro il ministero.
    Fattane lettura, venne approvato con applausi, dopo la sola spiegazione di due frasi, che potevano lasciar dubbio il proposto dei Genovesi ili non accordar sussidii al ministero Pinelli.
    Scioglievasi la sessione colle voci: Viva l’unione dei Genovesi contro i nemici d: Italia e della libertà !
    Fin dal 23 agosto, i commissàrii federali, residenti in Lugano, dirigevano una Nota al Consiglio di stato, nella quale, producendo le dicerie e le accuse, che si facevano contro di lui per una eccessiva condiscendenza verso i migrati, lo pregavano a dare le occorrenti informazioni.
11	Consiglio dì stato sollecitamente vi si prestava, e rispondeva quanto ai fatti in modo da sventare qualunque prevenzione e qualunque errore circa la rigorosa osservanza della neutralità. Ma dove la risposta del Consiglio di stato ci parve più perentoria e più nobile, si è circa i prin-cipii di diritto, con cui vogliono essere giudicati certi latti, che per sè stessi non costituiscono una violazione della neutralità :
    » Per quanto si tratta di falti positivi adunque, noi abbiamo sempre eseguito i nostri doveri di neutralità^ superando anche il naturale e generale sentimento di simpatia.
    » Per quello che riguarda i fatti vaghi^ indefiniti consistenti in discorsi di desiderii, di speranze, di eccitamento, noi non crediamo che si possano qualificare congiure, piani pericolosi e da reprimersi. Sarebbe strana cosa che i Lombardi* che hanno innalzato il vessillo dell’insurrezione per realizzare il sacro diritto dell’indipendenza, venissero nell’esilio a rinnegare le proprie azioni e i principii sì altamente proclamati.