373 triplice giro de’suoi lorli, minacciale spalle dell’esercito invasore? quando tu/to il popolo delle città e delle campagne lombarde palesemente invoca e prepara di nuovo la guerra? Una battaglia perduta senza perdervi 1 esercito, una provincia perduta senza perdervi lo spirilo, ecco a che si riduce quella sciagura, che molli piangono per irreparabile. Saremo noi, per avventura, \inti dell’animo? Pur troppo sento d’o-gni parte ripetere alterne accuse di tradimento, di discordia e di viltà. Pur troppo sento predicare la diffidenza di tulli e di lutto; e questa è veramente sapienza da aiiiti e da schiavi, che. la paura e la disperazione mascherano coll’astiosa superbia dei giudizii. E non di meno, o concittadini, di niuna cosa sono più profondamente persuaso quanto di questa, che noi adombriamo spesso per minuzie, che sottilizziamo miseramente i parlili per mania di precisarli, e che conduciamo le questioni politiche con abitudini direi quasi scientifiche, ansiosi di scrutare ogni principio, e di prevederne ogni più remota conseguenza. Per sì latta guisa, si accumulano le difficoltà, s’impacciano le questioni pratiche còlle tesi astratte, si perde il beneficio della concordia, del tempo e delle occasioni, e si usurpa con impotente superbia l’ufficio della Provvidenza, che sola sa svolgere le forze ed indirizzarle al meglio, per vie spesso lontane dal-Pantivedere umano. Usiamo dunque le forze vive e presenti, e fondiamo la concordia sulla lealtà degii stessi dissentimenti, fondiamola sulla necessità che non lascia luogo nè a scelta, nè ad indugio. L’Austriaco accampa in Lombardia, proclamando il diritto dei barbari, il diritto del pugno. Voi sapete come si possa, voi sentite come si debba rispondervi. Non v’ha per me che una questione sola, la questione militare; questione di \ita, questione d’onore, questione di dovere: e sul campo di ballaglia voi dovete dare i voli, da cui verrà decisa la sorte della patria nostra. L’Europa civile s’è interposta mediatrice fra l'Italia e l’invasore straniero. Se la mediazione ci darà l’indipendenza, noi saluteremo riconoscenti questo beneficio della pacifica civiltà: se no, protesteremo colle armi, protesteremo colla disperazione. 1 principi italiani promisero di essere fedeli alla causa nazionale : e noi ricorderemo inesorabilmente la loro promessa, la ricorderemo ai loro governi, la ricorderemo ai loro popoli. L’ Europa è sitibonda di pace : e noi non poseremo, e non la lascieremo posare giammai, finché giustizia non sia fatta. Perocché, onorevoli concittadini, io penso che a noi l’esilio non sia im rifugio di quiete, nè un codardo asilo di paurosi. Noi non abbiamo abbandonato il suolo nativo per sottrarci alle pene gloriose, che ci preparava l’invasore, ma per unirci liberi in terra fraterna, e per salvare all’Italia le nostre forze, santamente congiurate, in un desiderio più cocente, in un dolore più domestico. Noi, che abbiamo bisogno di un soccorso pronto ed unanime; noi, che alla vanità delle dispute ciarliere possiamo contrapporre la dignità di chi soffre in silenzio; noi, come i pro-fiighi Milanesi a Pontida, saremo gli apostoli della concordia. Noi ricchi di sciagure che insegnano la libertà, perchè rendono facile il disprezzo della morte, noi saremo il lievito dell’Italia. Abbiamo sofferto tali strazii di cuore, che ora possiamo, come veterani, affrontare qualsiasi più pauroso pericolo. Il nostro popolo, dal profondo dei suoi dolori, ci sorve-