189 rcnze, si appoggia per solito ai futli compitili, essa non può essere così ignara delle cose italiane, da non vedere che il fatto compiuto della rioc-cupazioné, per parte dell’Austria delle provincie lombarde e venete, è più apparente che reale, ed in ogni caso soltanto momentaneo. Ma, diranno: se il re di Sardegna, mancando ai suoi proclami di non deporre le armi, se non cacciata d’Italia 1’ Austria, per il proprio salvamento e stanco della guerra, s’accontenta della pace che questa le oltre, purché lo lasciano quieto ne’suoi stali; se tulli gli altri principi d’ Italia ne imitano l’esempio, qual resistenza possono opporre all’ Austria le provincie italiane, da questa potenza rioccupate? Non dovranno allora i Lombardi ed i Veneti, quantunque mal volentieri, adattarsi a qualunque condizione venga loro imposta dalla diplomazia europea, per la pace del mondo ? Prima di tutto, è assai dubbio, che i principi italiani possano desistere dalla guerra contro l’Austria, senza accendere la guerra civile in casa. I fatti, che dì per dì succedono nelle diverse parti della penisola, non hanno bisogno di commenti, per provare all’ evidenza che in nessuno stato italiano durerebbe la pace interna, finché l’Austria rimane di qua dell’Alpi. Se i principi italiani non vedessero questo stato del paese, lo dee vedere la diplomazia; la quale non potrebbe lasciare sussistere una simile condizione di cose, che per avere un continuo adito all’intervento ed aperta ogni momento la porla alla guerra. La diplomazia allora, anziché avere per line la pace, si proporrebbe scientemente di rendere necessaria la guerra, per produrre con questa nuove combinazioni politiche e territoriali e dare un nuovo assestamento all’Europa. Potrebbe darsi che le viste di qualche potentato fossero appunto queste: e lo sono certamente della Russia, la quale da tanto tempo aspetta che sia impegnata la lotta, per compiere i suoi disegni, ereditariamente trasmessi, di unire a sé i paesi slavi e greci, e di porre il piede sul Mediterraneo e sull’Adriatico. Ma così non possono pensare i potentati, ai quali la pace è veramente un bisogno. Del resto, quali che si siano le disposizioni della restante Italia, é certo che i Lombardi ed i Veneti si darebbero piuttosto al Turco, che non rimanere tuttavia soggetti all’Austria, con qualunque palio e condizione, e per quanto le potenze mediatrici ne parlassero di guarentigie, a cui gl’Italiani non credono più. Non occorre che parliamo dell’abbor-rimento invincibile, che per l’Austriaco hanno i Lombardi; ma se si credesse che nei Veneti fosse minore, e che l’odio del Tedesco nella Venezia non fosse di tutto il popolo, sarebbe un inganno, che verrebbe presto dissipato dai falli. Il popolo delle provincie lombarde e venete (e non si parla della gente più educata, ma dell’artiere, del contadino, di tutti) andò anni ed anni accumulando l’odio suo per gli Austriaci oppressori, e se ne fece quasi un tesoro, da spendere quando l’occasione fosse venuta. Nè si creda che il nostro popolo, il quale lasciò rioccupare il paese, perchè gli predicavano sicura la vittoria dell’esercito sardo, possa smettere per un solo momento l’idea d’insorgere di nuovo. Anzi le provincie che sono le più vicine all’ Austria, e che furono le prime rioccupate dalle di lei armi,