40G 45 Settembre. &&&& m&m PER IL SOCCORSO MILITARE. Ad un filantropo invito recatomi oggi a nome delle S. V. dal signor Bortolo Lupati rispondo direttamente, e lo comporti la gentilezza vostra. Restituito adesso alla solitudine quasi di mia famiglia posso e devo dar subito e pubblico il linguaggio del cuore e della riconoscenza. Ed egli è appunto nelle strettezze le quali mi circondano, ove l’anima ed il pensiero liberi come mi piovettero sulla fronte in dono da Dio, ricorrono e più volte ogni giorno sulle grandi opere di carità, di amore indefinito, di patriottismo il più puro che, Voi benedette, largiste al letto di quei feriti o malati cui mi era dato di giovare e dirigere in questa epoca di sussulto, è vero, ma preparatrice famosa delle prossime e solenni vittorie d’itatia. Indettate le massime, acclamata una ottima Presidenza, una distinta economia, magnanime assuntrici all’aspetto di tanto gravamento che tergiversava in più lati un volere il più santo, guerriere vinceste ed eroine su questa terra dei sommi, non conteggiati i dispendii, giuraste tramutare il vivere signorile colla tardanza molesta del prodigo. Assorellate tutte deste impulso alla incoativa dell’opra sublime col riattamento di un agiato ricovero che avete provveduto di soffici letti; le malconcie e ruvide tele furono mutate in ricchi lini e copiosi; agli utensili di metallo sostituiste le piatterie, i cristalli delle medesime vostre mense, e la scielta proclamaste di una eccellente consuora dispensiera dei raccolti favori. Fu tacita l’apertura di quelle cliniche, Voi lo ordinaste, ma un eco invida di si bella umiltà ne portava ovunque la gloria, e la benedizione di quegli infelici e dei buoni rinversavasi su Voi ad ogni istante. E assottigliato l’ingegno, regalaste di grosse monete ogni giorno gli infermieri più assidui onde persuadere quegli abbietti ad un pronto servigio, alfine di scuotere e moralizzare quelle anime al dovere, ad un affetto fraterno. Dal primo istante sprezzaste la vita al contatto di tremendi malori, le profumate dita fur lorde e le profondaste pietose nelle ferite atrocissime; un’auretta vivificatrice muoveste d’attorno a chi sveniva negli affanni e nei brucianti ardori dell’estate/lo ricreaste di scelte frutta, di pozioni vivificatrici, di consigli, di conforto, di amene letture; i trapuntali vostri lini detersero le gote del gemebondo, e, come suole madre benigna, ai cadenti fornelli e fra i vortici di una cucina suffumicata e annerita, gli condiste ristoratrici e lievi vivande; per Voi con azzurre drapperie fu moderata l’incomoda luce, e ristoppati anche i fessi ripari. Contemperato lo spirito all’aspetto della più scarna miseria, fu il vostro consiglio che lo indusse talora negli istanti tremendi, alla fidanza nel Dio della bontà, negli ajuti che da lui soltanto sperare poteva, e Voi stringeste nelle angoscie immeritate la mano gelida di chi era rapito per sempre ai compiti trionfi della sua patria, e volava come martire purissimo al riposo de’cieli, dalle furtive vostre lagrime e dalla vostra prece