352 Nè vi sentite rabbrividire alia sola idea, che rozzi selvaggi, abitatori d’immonde tane, ladri rapaci, progenie sanguinaria di que’mostri che costrinsero i nostri proavi a disertare dal continente, nel secolo dell’limarla civiltà Catti sempre più brutali c più crudi, abbiano ad opprimere la bella patria nostra, abbiano a saccheggiare le nostre città, a devastare i nostri terreni, a stuprare le nostre donne, a profanare i nostri templi, a tenerci quali vili animali, legali con pesanti catene, a vilipenderci con atroci improperi-! di Trii porca Taliana! a martorizzarci con supplizii di bastonate, di carceri, di fucilazioni, cd a privarci d’ogni libertà e di ogni speciale prerogativa ? Questa e non altra sarà la maledetta costituzione di leggi spurie, d’imposte enormi, di rigide censure, di polizie, di sgherri, di spie, di Spielberg, di codici militari, di giudizii statarli, di leggi marziali, ec. ec. ec. che sempre avrete dall Austria. Nè il sangue vi s’infiamma in ogni vena? nè anteponete la morte onorata sul campo, piuttosto che l’obbrobriosa morte della sferza e dell’abbietto servaggio? Dunque sangue per risparmiar sangue! stragi per risparmiar stragi! abnegazioni, sacrifìcii i più atroci, per risparmiar sostanze, per risparmiar vite! ORA, o MAI. Funesto mai!... Dunque TOSTO! Dunque massacro dei mostri ! Vespro sui barbari ! Vespro d’Jlpe dal culmine al mar! (*) Suonate ili nuovo a stormo tutte le nostre campane, rialzate 1« barricale, riempite le vostre case d’ogni stromento mortifero. Acqua bollente, calce viva, olio ardente, ciottoli, grondaie, tegole, masserizie, lutto lutto gettale su quelle teste maledette. Acceccaleli con sottile sparsa ¡ieri’aria arena infocata; avvelenate lor l'acqua nelle cisterne, il vino nelle cantine, le frutta, tutti gli alimenti, i fiori, il tabacco. Contaminate loro l’aria di pestifere esalazioni, usate di chimiche sostanze fulminanti, ardete loro caserme, polveriere, carri, furgoni, fate loro scoppiare foco fulmineo dalle viscere della terra. Non abbiano mai stanza, mai letto, mai calma, mai tregua, mai riposo. Siano resi smunti, sfiniti da fame, da sete, da gelo, da veglia, da sospetto, da morbo. Contro l’assassino che devasta le nostre terre, che abbruccia le nostre case, che stupra le nostre donne, che profana i nostri altari, è lecita, è giusta, è necessaria qualunque rappresaglia. Se vi hanno rapite le armi, armate i villici di picche, di falci, di forche, di coltelli. Fuori tutti! Uomini, donne, vecchi, fanciulli, fuori tutti, tutti addosso! ORA, o MAI. Dunque tulli addosso! Alla testa d’ogni campestre guerriglia vada il Parroco o il Cappellano. Gridi la guerra santa, la guerra giusta, la guerra necessaria, la generale insurrezione. Morie a qualunque è tardo, o restio! Ma, guai se questa insurrezione, questo massacro non sarà in un giorno, in un punto, universale! Dunque lutti lutti, dalle cime dell’Alpi Giulie, Rezie, Apuane, Elvc-zie, tulli dalle pianure del Piave, del Brenta, dell’ Adige, del Mincio, del-l’Adda, del Ticino, lino alla gran valle irrigala dal Po, tutti lutti in uu (*) Inno alt’Italia del settembre 1847-