453 mai in circolazione ima somma ili viglielti maggiore dell’importo capitate delle cambiali esistenti nel portafoglio della Banca. Il movimento ili questi biglietti e la quantità circolante dev’essere ogni mese pubblicalo nella Gazzella ufliziale. Gli originarii sovventori hanno diritto di pagare prima della scadenza le loro obbligazioni con biglielli al valor nominale, ottenendo cosi una proporzionale deduzione d’interessi; e, spirato un certo periodo, è libero a tutti di presentarsi egualmente con biglielli al valor nominale (anche col mezzo di un agente di cambio, che non è obbligato a palesare il suo mandante) e di scontare le cambiali stesse, guadagnando l’annuo A per 0;0, cosicché tutti sanno che possono convertire quei biglietti in una obbligazione cambiaria, garantita dalla Banca e dal governo, a debito di uno dei più ricchi cittadini, fruttante un congruo interesse. Si potrebbe forse desiderare che subito tutti fossero ammessi liberamente allo sconto, ad oggetto specialmente che la seduzione di un così utile impiego persuadesse i timidi a mettere in circolazione i nascosti tesori; ma era giusto di rispettare le ragionevoli ripugnanze di uomini ricchissimi, i quali forse in tutta la loro vita non contrassero un debito cambiario, e lasciare ad essi per un breve tempo aperta la via di ritirare le loro obbligazioni, e liberarsi dal pagamento dell’interesse. Però, da una tale convenzione risulta che i più ricchi hanno uno sprone potentissimo a pagare al più presto, e prima della scadenza i loro vaglia; e tutti i capitalisti in ge-aerale sanno di poter fra breve tempo impiegare ad ogni momento, in questo cautissimo seonlo, i! loro denaro. In conseguenza, è impossibile che questa carta, la cui quantità non può mai superare il valore delle cambiali esistenti, non goda il massimo credito, e non venga da lutti i cittadini ricevuta volentieri, e come equivalente in fa Ito a denaro. Ed invero, appena una cambiale viene pagata o girata, subito la reggenza è obbligata a distruggere, con tutte le solennità possibili, una corrispondente quantità di viglietti, e la garanzia del pubblico, perchè tale disposizione di legge non sia in alcun caso delusa, non potrebbe esser meglio assicurata che dalla concorde controlleria del governo, della Banca, del municipio e della Camera di commercio; le quali sorveglianze e cautele si estendono anche alla slampa e alla successiva distruzione delle pietre e dei timbri, essendo direttamente interessata la Banca stessa alla repressione di ogni abuso, di ogni irregolarità, e la reggenza della Banca componendosi dei quindici più ricchi possidenti e negozianti, i quali, anche come privati cittadini, sarebbero in caso contrario gravemente danneggiati. In tutti i paesi più inciviliti, dove il commercio e l’industria spiegano la loro feconda attività, la carta di Banco supera d’assai la massa del denaro circolante, ed il pubblico vi è tanto abituato, che i pagamenti in effettivo sono rarissimi, e, come incomodi, respinti. E pure, tutte le Banche emettono una quantità di carta maggiore assai del denaro che hanno in cassa e dei loro capitali, mentre che la nostra si limita al preciso valore di obbligazioni realmente esistenti a carico di cittadini ricchissimi. i quali possono bensì, per le disastrose vicende della guerra, trovarsi in un momentaneo imbarazzo, e perdere anche una qualche parie