483 contro di loro 5,000 uomini con artiglieria, ma quelle guerriglie si ritirarono di nuovo nei monti. A Brescia il 21 corrente è slato fucilalo certo Luigi Usanza, al quale venne trovata una pistola ed un cartoccio di polvere. CAMERA DEI DEPUTATI — Sessione del 21 ottobre. La sessione è aperta alle 8 pomeridiane. Dopo la solila lettura del processo verbale, sale in bigoncia il ministro della guerra, il quale parla a un dipresso in questi termini: Dabormida — Due interpellanze sono state fatte parlicolarmeute al ministero della guerra, cioè se l’esercito sia pronto per entrare quando che sia in campagna, e se il ministero siasi adoperalo per rilevare il morale ddl’esercito stesso, e lino a qual [»unto esso vi sia riuscito. Avendo dello il ministero che esso è pronto a cominciare la guerra appena ne sia opportuno il momento, mi pareva ne discendesse per legillima conseguenza che l’esercito è pronto, e che il suo morale è rilevato. Ora poi lo dico esplicitamente. Ma non per questo voglio dire che l’esercito possa entrare in campagna ad occhi chiusi. Ci è stato dello che l’esercito di Radclzky è in dissoluzione. Ma un esercito disunito facilmente si ricompone in fàccia al nemico. Ci è pur detlo che l’impero d’Austria è vicino a sciogliersi; ma non è sciolto ancora, e chi dice che non possa ricomporsi? 0 l’impero d'Austria si discioglie realmente, e allora aumentano le probabilità a nostro favore; e può darsi che questa fortunata eventualità si verifichi presto. Mi si oppone che potrebbe anche non verificarsi. E vero; ma i ministri non hanno detto che in questo caso essi vogliano abbandonare l’arringo. Anzi il ministero, col mandare la fiotta a Venezia, diede a conoscere che non è sua intenzione di abbandonare l’arringo. Verificandosi il caso temuto, noi profitteremo delia nostra posizione per dire alia Francia die essa non può, che non deve abbandonarci; e la Francia manterrà allora la sua solenne promossa, mentre io sono convinto che essa ci abbandonerebbe se noi imprudentemente, e mancando di fiducia in lei, rompessimo la guerra. — L’Italia soffri dei secoli, non potrà essa pazientare alcuni giorni? — So che gli esuli soffrono; simpatizzo anch’io con loro, m’investo dei loro dolori: ma, domando io, restituiremmo noi agli esuli la patria con un movimento intempestivo? io nulro speranza ch’cssi vorranno meglio pigliar consiglio dalla ragione, che non dal loro dolore. Come ministro della guerra, io debbo considerare nella guerra le probabilità della riuscita. Un oratore eloquente, il signor Brofferio, diceva: non perdiamo tempo, andiamo innanzi, altrimenti scenderanno primi nell’arringo quegli uomini, che domandano come noi l’indipendenza italiana, ma si schierano sollo un vessillo che non è il nostro. — Io non divido le opinioni del Mazzini ; ma lo credo uno schietto e sincero re- 30 Ottobre. PARLAMENTO PIEMONTESE